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Cognomi, alla fine tireremo a sorte…

Aprile 27, 20220

Tale avvocato Pittella è molto soddisfatto per aver convinto la Corte Costituzionale ad emettere una sentenza capace di cambiare la storia. Almeno quella dei figli. Su ricorso di una coppia, la Consulta ha deciso che la norma sull’attribuzione dei cognomi è <discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio> D’ora in avanti il figlio dovrà <assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico>. Dunque servirà un intervento legislativo per dipanare la questione in modo certo. Perché, se accordo non c’è, il giudice oggi deve attribuire il cognome del padre.

Giusto cambiare? La tradizione italiana è un’altra, almeno da quando sono nati i cognomi “moderni”, dopo l’epoca romana. Parliamo più o meno di mille anni fa. Si adottarono criteri variabili. Per esempio il luogo di nascita. Così Giulio diventò Giulio Romano, o Piacentino. Ma anche il mestiere. E Giulio diventò Giulio Fabbri. O la discendenza. E Giulio diventò Giulio Di Francesco. È ancora le caratteristiche fisiche. Giulio diventò Giulio Rossi, Giulio Basso, Giulio Altissimo, Mancino, Destro…

Ma le tradizioni possono mutare, non sono le Tavole di Mose’. Peraltro, da tempo, sia pure con qualche fatica, si può cambiare nome e cognome, con criterio. Se una ragazza si chiama per discendenza Futura di nome e Merda di cognome, può chiedere di modificare Merda in Meda, o in Mera, o in Lerda. Si può, e accade. Ma se mi chiamo Rossi, non posso cambiare in Rossi di Montelera. Non è che mi posso attribuire un cognome altisonante perché suona bene. Io mi chiamo Scipione Rossi. Non è che posso chiedere di chiamarmi Scipione Borghese, come il cardinale, come Villa Borghese. Che poi il Borghese nobile è un paradosso. Comunque io sono solo un Rossi borghese, minuscolo. Poi ho un secondo nome, dopo la virgola: Giovanni. Sarebbe curioso che pretendessi di chiamarmi Giovanni dalle Bande Nere. O Giovanni Pascoli. Comunque, accade da sempre che, quando una dinastia si esaurisce, il cognome materno possa essere aggiunto a quello paterno. Ma anche il contrario.

Il mondo è cambiato, si dice, dobbiamo essere moderni. È evidente che mio cugino, figlio del fratello di mia madre, ha il cognome Petroselli, come mia madre. Entrambi siamo per metà Petroselli. Ma che cosa ci cambia? Insomma, che senso ha, salvo il caso di cognomi in estinzione? Chiamarmi Rossi Petroselli o Petroselli Rossi mi cambierebbe lo status psicologico e sociale?

La tradizione spagnola è un po’ diversa dalla nostra. Il figlio assume entrambi i primi cognomi dei genitori, paterno e materno, nell’ordine deciso da loro. Da maggiorenni i figli possono invertire l’ordine. Non ci trovo nulla di male. Con qualche paradosso. Perché se per caso – ma accade – padre e madre, non parenti, o lontani cugini, si chiamano entrambi Rossi, uno si trova a chiamarsi Rossi Rossi. Chi decide quale Rossi è il primo e “vale” di più? Ma, soprattutto, perché un figlio incolpevole deve ritrovarsi in un ginepraio dovuto a una triste lite tra genitori? Certo, si potrebbe alternare. Il primo fa Rossi Petroselli, il secondo Petroselli Rossi, il terzo di nuovo Rossi Petroselli. Ma se il quarto non c’è? Si creerebbe uno squilibrio. In questo caso che si fa? Se il tema è la parità di genere, il quarto figlio deve uscire per forza. E se il figlio è unico?

La questione, in realtà, riguarda anche i nomi propri. Anche qui con paradossi evidenti. Il primo figlio maschio, per tradizione, ha il nome del nonno paterno. La prima femmina quello della nonna paterna. Ai tempi dei dieci figli per coppia si passava agli zii, ai bisnonni. Infine si passò alle Rachele, ai Firmato (Diaz), ai Benito. E arrivarono le Selene, le Luna. Ma siccome i figli-genitori erano tanti, i cugini omonimi per nome e cognome erano diffusissimi.

Forse l’unica soluzione è che la prossima legge imponga, in caso di disaccordo, di tirare a sorte, di fronte all’ufficiale di Stato civile. A chi tocca non s’ingrugna.

Poi c’è il problema dei figli dei figli. Quanti cognomi avranno?

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