Spero di sbagliare, ma non credo che andremo a votare in autunno. C’è di mezzo il vitalizio, dei grillini, soprattutto. Ma, in generale, conta l’idiosincrasia per le elezioni anticipate, che pure fanno parte della nostra storia politica. D’altra parte non riesco a credere a un governo balneare, che pure fa parte della nostra tradizione. Quindi non so fare previsioni. Aspettiamo mercoledì.
Per ora faccio un passo indietro. Pochi mesi dopo le elezioni del marzo 2018, a governo giallo-verde insediato, mi ritrovai invitato in un pubblico dibattito. C’erano forse cento persone. E tutte si lamentavano di quel che stava accadendo. Mi permisi di ricordare che una trentina dei presenti avevano certamente votato per i Cinquestelle. Parliamo di avvocati, commercianti, professori, non di disoccupati di Scampia. Rimasero silenti. Eppure di qualcuno ero sicuro. Me lo avevano confessato.
Allora, oggi possiamo prendercela con chiunque, ma dovremo scriverla, un giorno, la storia di quell’impazzimento collettivo. Avrà pure segnalato un disagio sociale diffuso. Ma che un partito di maggioranza relativa con un programma senza capo né coda non potesse essere in grado di governare decentemente era evidente, persino alla media borghesia che lo aveva votato. I popoli possono sbagliare. Il 37,8 dei tedeschi nel 1932 votarono per Hitler. Quel 32,68 per Grillo ci può stare.
Pensavo e penso che quel governo non dovesse nascere. Pensavo e penso che Conte mai sarebbe dovuto diventare presidente del Consiglio, ne’ con la Lega ne’ col Pd. Con nessuno. Eppure, pur di non rivotare subito, quei governi si fecero. Eppure, in assenza di una maggioranza parlamentare capace di sostenere un programma di governo condiviso, tornare alle urne si sarebbe potuto e dovuto fare. Così capita nelle democrazie che funzionano. La pandemia non c’era. La guerra in Europa neppure. Non sciogliere le camere fu un colossale errore politico. Che stiamo pagando ora. Nel momento peggiore. Con la pandemia non sconfitta. Con la guerra in atto. Con la questione energetica che preme. Questione, questa, frutto di scarsa visione degli scenari mondiali dei decenni scorsi, ma anche della più recente retorica del no. No a tutto. No al nucleare di nuova generazione. Non al solare. No al gas adriatico. No ai rigassificatori. No ai termovalorizzatori. No. No. No. E siamo finiti in mano a degli imbecilli. E rischiamo di far crollare tutto, ma proprio tutto, a cominciare dal tenore di vita medio che abbiamo conquistato con fatica, persino quello delle categorie più deboli, che sempre più deboli diventerebbero. Altro che redditi di cittadinanza o pensioni anticipate che ricadranno sulle generazioni future.
Soluzioni miracolistiche non ci sono mai state e non ci sono. Le può agitare un aspirante dittatore. Ma spero proprio che nessuno voglia un dittatore.
L’unica strada da percorrere, legittimamente, è lo scioglimento delle camere. Il governo resta in carica, può e deve governare. Ma ora tocca ai cittadini. Vada come vada. Vinca vi vinca. Continuare a cincischiare non si può. È persino immorale. E ogni tanto, la morale deve contare, anche in politica. Meglio, dovrebbe. Il condizionale è d’obbligo.
One comment
Alf Cortese
Luglio 28, 2022 at 8:08 am
👍