La storia, si sa, è fatta anche di dettagli. Talvolta possono apparire superflui, persino pedanti. Ma più spesso aiutano a comprendere il clima di un’epoca. E per i dettagli servono le carte, gli archivi. Quelli pubblici. Ma anche quelli privati, che non sempre sono disponibili. Soprattutto quando si tratta di personalità “minori”, che non hanno fatto la “grande storia”. L’hanno solo vissuta, da comprimari.
È il caso del marchigiano Francesco “Franco” Ciarlantini (1885-1940). Nella sua epoca è stato “qualcuno”, ma ormai è sostanzialmente dimenticato. Giovane socialista, pacifista, antimilitarista, con la Grande Guerra – come molti – diventa interventista e si avvicina al fascismo nascente, incrociando Mussolini e collaborando col “Popolo d’Italia”. Deputato dal 1924, fu in stretta relazione sia con Benito Mussolini sia con il fratello Arnaldo. Ottimo giornalista, editore, scrittore, al dittatore dedicò nel 1933 Mussolini immaginario.
Il dizionario biografico Treccani (1981) lo segnala come intellettuale fascista, creatore della rivista “Augustea“, che fu anche casa editrice. Nessun cenno alla precedente casa editrice ALPES, fondata alla fine degli anni Dieci a Milano, e attiva fino al 1939. A parte la pubblicazione dei discorsi di Benito, in concorrenza con la Libreria del Littorio, c’è almeno una ragione per ricordarla nella storia della cultura italiana di quegli anni. Perché proprio con la ALPES, diretta dallo scrittore Cesare Giardini (1893-1970), il ventiduenne Alberto Moravia pubblicò nel 1929 Gli indifferenti.
Come andò lo ha raccontato lui stesso ad Alain Elkann in Vita di Moravia (Bompiani 1992). <Mi presentai alla casa editrice Alpes – racconta – come il signor Moravia che aveva scritto Gli indifferenti. Giardini lo prese e lo mise da parte>. Siamo nel luglio del 1929. Giardini lo chiama un paio di mesi dopo e gli dice che intende pubblicarlo. Prima edizione 1300 copie. Ma Moravia deve contribuire con 5000 lire. Non poche, all’epoca. Sborsate, naturalmente, dal padre, Carlo Pincherle. Capita. Ma perché Il giovane Alberto Pincherle “Moravia” si rivolge proprio alla ALPES di Franco Ciarlantini? E perché Giardini decide di pubblicare il romanzo qualche mese dopo, sia pure a titolo oneroso? In quel 1929, la ALPES è presieduta da Arnaldo Mussolini (1885-1931), che ne è comproprietario, anche se questo suo ruolo è avvolto nel mistero. Finora si va per tracce. Alcune sono state individuate da Marcello Staglieno, che ne scrisse in Arnaldo e Benito. Due fratelli (Mondadori, 2004).
D’altra parte si sa che il giovane Moravia collaborava anche a “Critica fascista” di Giuseppe Bottai. E si sa, anche, che era figlio di Carlo Pincherle, ma ovviamente aveva una madre, che si chiamava Teresa Iginia de Marsanich, sorella di Augusto de Marsanich, sindacalista fascista, poi gerarca, infine segretario e poi presidente del Msi.Il <mio amico sindacalista>, lo definì Mussolini, secondo Yvon De Begnac (Taccuini mussoliniani, il Mulino 1990).
Si deve dunque allo zio Augusto, ad Arnaldo Mussolini e a Franco Ciarlantini la nascita del Moravia scrittore? Probabilmente Moravia sarebbe stato Moravia lo stesso, qualche tempo dopo. D’altra parte Primo Levi, nel 1947, si vide rifiutare da Einaudi Se questo è un uomo, salvo pubblicarlo nel 1958. Ma l’intreccio testimonia il clima di quegli anni. Di cui Ciarlantini è parte, anche dopo la morte prematura di Arnaldo. Non ancora ordinate, le sue carte sono depositate nell’archivio della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. Ho dato una prima occhiata, per capire se valesse la pena occuparsene.
Qualcosa di interessante ho già trovato. E riguarda proprio Moravia. Il 13 novembre 1929, il capo ufficio stampa delle edizioni Bemporad, Paolo Reynaudo, scrive al giornalista ed esperto di storia navale Ugo Cuesta (1897-1961), che evidentemente collaborava anche con la ALPES: <Le faccio spedire in giornata una copia del romanzo della Loos “Ma i signori sposano le brune” che la divertirà moltissimo […] Le sarò poi particolarmente tenuto se poi volesse farmi avere una copia del romanzo del Moravia “GLI INDIFFERENTI” che ho già letto ma che desidererei possedere>. Insomma, chiede un paio di recensioni su Augustea e l’omaggio di un libro che dichiara di aver già letto, anche se risulta uscito il 15 novembre. Piccolo mistero. Chissà se Cuesta l’accontentò. Certo de Gli indifferenti si parlò molto, immediatamente. Con la terza edizione (foto), in poche settimane già aveva raggiunto le 15mila copie. Moravia sarebbe stato comunque Moravia… Anita Loos aveva già fatto fortuna con Gli uomini preferiscono le bionde. Chi non ricorda, non dico il film del 1928, ma quello del 1953 con Marilyn Monroe?
Tutto qui? Non solo. Perché ho trovato un’altra carta. Un biglietto del 20 maggio 1930 con il quale Arnaldo Mussolini chiede a Ciarlantini di accontentare il governatore della Somalia, Guido Corni (1883-1946), che gli chiede collaborazione per la pubblicazione con ALPES del libro “coloniale” Vecchio Benadir di Bernardo Valentino Vecchi. Quattrocento copie a carico del Governatorato. Corni non scrive a Ciarlantini, bensì ad Arnaldo – direttore del “Popolo d’Italia” – perché intervenga sull’editore. Viene il legittimo sospetto che Arnaldo fosse il vero editore, e non solo il presidente “prestanome”. Una vicenda da approfondire. E magari si chiarisce pure il “P.S” su Filippo Tommaso Marinetti. Dettagli.
Microstoria, certo. Che però ci aiuta a capire come funzionasse l’editoria dell’epoca. E non è cambiato molto, in verità. Poi si trovano carte anche di costume, divertenti. Come la velina di una lettera con la quale, il 22 agosto 1934, XII dell’Era Fascista, Ciarlantini chiede una cortesia all’industriale astigiano e futuro senatore Giovanni Penna (1855-1941), capo della Italia Flotte Riunite, fusione della Navigazione Generale Italiana con il Lloyd Sabaudo e la Cosulich Società Triestina di Navigazione.
Capita che Giuseppina Cecchi, figlia dello scrittore Emilio Cecchi, famoso elzevirista del “Corriere della Sera”, debba imbarcarsi per Buenos Aires sul neonato transatlantico Rex. Ha un biglietto di seconda classe. Ma non conosce nessuno. In prima classe viaggia il musicista Alfredo Casella, amico del padre. Insomma, Giuseppina dovrebbe avere <libero transito> al piano di sopra. L’Italia è sempre l’Italia. Le carte raramente mentono.
One comment
Giovanna Giuliana
Luglio 20, 2022 at 7:29 pm
Molto interessante7
Grazie!