Non è una grande notizia l’intesa raggiunta tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sui collegi elettorali e sul candidato presidente del Consiglio, nonostante i maldipancia. Solo uno stolto poteva immaginare che Meloni, Salvini e Berlusconi – vigente un sistema elettorale parzialmente maggioritario – potessero andare ciascuno per conto proprio. Il Pd ci sperava? Neppure Letta è uno stolto.
L’accordo era necessario quanto necessitato. Nei fatti obbligatorio, a meno che qualcuno non fosse colto da improvvisi istinti suicidi. La campagna elettorale ha dunque il primo punto fermo. Certo, nel centrodestra resta da capire quale programma politico condiviso sarà presentato agli elettori. È auspicabile che sia chiaro, preciso, e soprattutto capace di guardare lontano. Promettere rivoluzioni immediate sarebbe irrealistico. Lo scenario politico ed economico internazionale è tale da non consentire libri dei sogni. Vedremo.
Ora il cerino passa in mano al Pd. Recuperare un rapporto con quel che resta dei Cinquestelle sembra una strada preclusa. Al di là del nodo del terzo mandato, Conte sta giocando la carta del populismo di estrema sinistra, impotabile per buona parte dei dem, sia sul piano programmatico sia sul piano strettamente politico. Letta sa perfettamente che il paventato scioglimento delle Camere è da imputarsi solo ed esclusivamente a Conte.
D’altra parte è anche molto complesso raggiungere un accordo con la confusa area centrista raccolta intorno a Calenda. Il quale – va ricordato – può presentare le liste senza raccogliere firme solo grazie al patto stretto con i radicali della Bonino. Teoricamente l’intesa è possibile, con la comune intestazione della cosiddetta “agenda Draghi” senza Draghi. Ormai in realtà non è un programma, solo una bandierina. Comunque incompatibile con una alleanza larga che comprenda l’estrema sinistra e i centristi.
Tutto è già scritto, dunque? No. Tutto ancora può accadere. Lo scontro sarà durissimo. Riguarderà non tanto le ricette economiche per superare la crisi derivante dalla guerra russo-ucraina alle porte di casa. I primi sintomi sono evidenti. Il Pd – somma di ex comunisti ed ex sinistra democristiana – tenta in ogni modo di delegittimare il centrodestra mettendo in dubbio la sua fedeltà occidentale. Può sembrare un paradosso, eppure è così. Rischia però di rivelarsi una mossa sbagliata, persino controproducente.
Pensare che l’America di oggi sia quella che nel 1948 sostenne – anche finanziariamente – la Dc di De Gasperi contro il Fronte Popolare filosovietico è una pia illusione. Giorni fa sul “New York Times” – autorevole quanto schierato sul fronte liberal – è apparsa una corrispondenza dall’Italia fortemente critica della Meloni. Probabilmente altre critiche emergeranno. Ma, intanto, un portavoce del Dipartimento di Stato, ha chiarito che <Stati Uniti e Italia sono stretti alleati con una forte partnership fondata sui valori condivisi della democrazia, dei diritti umani e della prosperità economica. Continueremo a lavorare insieme a stretto contatto, come sul sostegno all’Ucraina. Rispettiamo e sosteniamo il processo costituzionale italiano>. In sostanza, osservano, cercano di capire, come sempre e in particolare ai tempi del crollo della Prima Repubblica, com’è testimoniato dai documenti pubblicati da Andrea Spiri nel saggio The End. 1992-1994. La fine della prima repubblica negli archivi segreti americani (Baldini+Castoldi). La diplomazia serve anche a questo. Basta fare un salto all’Archivio storico del nostro ministero degli Esteri per capire che tutti gli Stati sovrani s’informano. Se non lo facessero sarebbero stati fantoccio.
Siccome è liberal ma autorevole, anche il “New York Times” aggiusta il tiro. Il suo opinionista Christopher Caldwell propone una rilettura corretta della situazione politica italiana: <Draghi era stato insediato per sbloccare una situazione di impasse a inizio 2021. Per quanto sia stato rispettabile e capace, le sue dimissioni rappresentano un trionfo della democrazia». Secondo Caldwell – come riferisce oggi il “Corriere della Sera” – nei decenni la politica italiana si sarebbe spesso aggrappata a governi tecnici come quello di Draghi, che «hanno chiesto grossi sacrifici> ma <ascoltando meno> le esigenze dei cittadini. <In una democrazia — aggiunge — la credibilità viene dal mandato popolare. In un governo tecnico dalla connessione con i banchieri e l’establishment. In questo caso non è chiaro se la democrazia sta chiedendo aiuto alle istituzioni finanziarie o se le istituzioni finanziarie hanno messo la democrazia in un angolo>. Non ha torto. E il nostro futuro dipende da noi, è nelle nostre mani. Non dipende dall’America. E neppure – spero – dalla Russia.
E anche questo è un tema da campagna elettorale. Molto scontato. Se non usciva oggi sulla “Stampa” – titolo: “I russi all’uomo di Salvini: ritirate i ministri” – sarebbe uscito domani da qualche altra parte.
Per ora registro.
Da ANSA: <“Le notizie apparse sul quotidiano La Stampa, circa l’attribuzione all’intelligence nazionale di asserite interlocuzioni tra l’Avvocato Capuano e rappresentanti dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, per far cadere il Governo Draghi, sono prive di ogni fondamento come già riferito al Copasir, in occasione di analoghi articoli, apparsi nei mesi scorsi”. Lo riferisce l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, il sottosegretario Gabrielli>.
Da Radio24: Salvini: <Sono fesserie. Io ho lavorato e lavoro per la pace e per cercare di fermare questa maledetta guerra. Figurati se vado a parlare di ministri e viceministri, mi sembra la solita fantasia su cui c’é Putin, c’è il fascismo, il razzismo, il nazismo, il sovranismo. Non penso che Putin stia dietro al termovalorizzatore di Roma>.
Da ANSA, Lollobrigida (Fratelli d’Italia): <“Se ci imbarazza l’inchiesta sui legami tra Lega e Russia? Le questioni di carattere internazionale vanno chiarite e approfondite. Noi non siamo imbarazzati rispetto a nulla, l’Italia è dalla parte dell’Occidente. Noi siamo al fianco dei nostri alleati”.Lo ha detto il capogruppo di FdI alla Camera Lollobrigida. A chi lo interpella su uno scenario in cui la Lega avesse cospirato con la Russia, ribatte: “Con i se non si fanno cose serie. La richiesta di verificare “è legittima”.L’esponente Fdi confida nel fatto che “nessuna insinuazione trovi riscontro” e che “nessuno abbia remato conto l’Italia e l’Occidente”>. Giusto. Per chiarezza.
Peraltro, sugli ipotizzati rapporti oscuri con la Russia, ricordo qualcosa, che risale al marzo 2020, quando era in carica il governo giallorosso Conte II, sostenuto da 5Stelle, Partito Democratico e Leu. Non ho ancora capito come andò. Attendo e ripropongo una riflessione.