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Hillary, Giorgia e la strega cattiva

Settembre 3, 20220

Se Giorgia Meloni diventasse, tra qualche settimana, presidente del Consiglio, o presidentessa, spero non presidenta… Se… se questo accadesse probabilmente la stampa internazionale titolerebbe “Giorgia, prima donna premier in Italia”. Sottotitolo: “Storica svolta nella patria del gallismo”. Il sottotitolo è un scherzo, naturalmente. Per farlo bisognerebbe ricordarsi di Vitaliano Brancati. Ma forse, qualcuno, chissà…

Sul titolo non ho dubbi, più o meno. Poi la stampa internazionale si chiederebbe quali saranno le sue prime decisioni in politica estera ed economica. Una scheda biografica sarà obbligatoria, magari tratta da Wikipedia. I corrispondenti da Roma saranno costretti a munirsi rapidamente del libro Io sono Giorgia.

Poi tutto tornerà normale. Magari dopo aver ricordato che l’Italia è arrivata tardi. Indira Ghandi fu premier nel 1966. Golda Meir nel 1969, Margaret Thatcher nel 1979, Benazir Bhutto nel 1988, Angela Merkel solo nel 2005. In realtà la prima in assoluto fu nel 1960, Sirimavo Bandaranaike, nello Sri Lanka, ma pochi la ricordano.

Se accadesse, saremmo comunque arrivati prima della Francia e degli Stati Uniti, per dire, che una donna presidente non sono ancora riusciti ad eleggerla. Prima o poi, anche loro…

Comunque, l’Italia sarebbe considerata un paese normale. Non più lo stereotipato paese di “galli”, mandolinisti e gelatai. Oltre che della mafia. Quel paese un po’ da barzelletta che abbiamo contribuito noi stessi a creare, grazie, per dirne una, anche a un’infinita filmografia, tipo Gli italiani e le donne di Marino Girolami (1962). L’elenco sarebbe lungo. Comunque il paese del patriarcato eterno, peraltro sommato a un matriarcato indelebile. Ma questo all’estero non lo sanno.

Giorgia, dunque. Donna, giovane, mamma, caparbia, politica. Che rivoluzione! Ma… Ma ormai da settimane si moltiplicano gli appelli alle donne perché non votino una donna. Perché sì, Giorgia è una donna, ma poi mica tanto. Giorgia, secondo quelle donne, è una donna che ragiona da uomo. Dunque non va bene. Come non andavano bene Indira, Golda, Margaret, Benazir. Donne di destra e di sinistra, ma comunque non andavano bene. Una guerrafondaia, l’altra iperliberista, l’altra ancora troppo moderata. Da ultimo pure ‘sta Sanna Marin, troppo bella e balla pure. Come un Boris Johnson qualsiasi. Occhio che il 6 settembre Liz Truss probabilmente sarà il nuovo premier britannico. E anche lei non andrà bene.

Gli uomini odiano le donne. Il paradosso contiene un fondo di verità. Non sempre, magari, per come la vedeva Stieg Larsson nel suo catastrofico capolavoro. Però il pregiudizio esiste. Non solo in Italia.

In Italia abbiamo però sicuramente un altro problema serio: le donne che odiano le donne. Lo sapevamo, ma che si arrivasse a questo punto forse era inimmaginabile. Contro Giorgia le donne, quelle che pensano di contare e fare opinione, sono scese in campo lancia in resta. Il murale apparso ieri nel centro di Roma con la Meloni strega cattiva che offre all’Italia-Biancaneve la mela avvelenata non è niente in confronto all’odio delle donne. Intellettuali o presunte tali, artiste o presunte tali. Non passa giorno senza un appello, un allarme, un grido di disgusto. Qualche nome? In ordine sparso: Michela Marzano, Michela Murgia, Natalia Aspesi, Concita De Gregorio, Giorgia Mazzuccato, Elodie, Giorgia, Loredana Berté, Ida Dominijanni… Tutte non me le ricordo. Comunque ogni giorno ne spunta una. Continueranno, fino alla fine, e anche dopo.

Francamente mi hanno stufato. Non ne posso più.

Anche perché mi costringono a rendere omaggio a una signora non italiana di 74 anni, di nome Hillary Rodham Clinton. A Venezia per la mostra del cinema, interpellata sull’ipotesi Meloni, ha risposto: “L’elezione della prima premier in un Paese rappresenta sempre una rottura col passato, ed è sicuramente una buona cosa. Però poi, come per ogni leader, donna o uomo, deve essere giudicata per quello che fa”. E ha aggiunto: “Non sono mai stata d’accordo con Margaret Thatcher ma ho ammirato la sua determinazione. Chiaramente poi si votano le idee”.

La Clinton non voterebbe la Meloni. Ma è capace di capire e affermare che una donna premier sarebbe “una buona cosa”. Ecco, le donne possono dissentire dalle donne civilmente, senza odiarle. Prendere esempio, prego, da una signora che ha avuto qualche ruolo non marginale nella storia di un grande paese. Provateci, si può fare. Basta scendere dal quel piedistallo di saggezza autoreferenziale sul quale credete di vivere.

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