A volte ci si chiede, con un certo scoramento, che senso abbia occuparsi di un passato lontano. Scoramento perché viene il dubbio che, occupandosene, si lavora per il nulla. Ne rimane, sì, traccia nelle biblioteche. Ma questa ricerca, questa fatica, potrà mai incidere – come sarebbe auspicabile – su una consapevolezza diffusa, capace di influire sul nostro presente, e persino sul nostro futuro? Non ho una risposta. So che, se non ci fossero “eroici” scavatori, saremmo tutti più poveri. Poi, forse, scuola e università faranno il loro lavoro. Forse.
Certamente eroico credo di poter legittimamente definire il lavoro di Maria Luciana Buseghin, che ha dedicato alcuni anni alla stesura di un volume che consentirà di meglio conoscere e ancor meglio comprendere la figura di Leopoldo Franchetti. Questo suo Leopoldo Franchetti. Passione e progetti nel suo carteggio e nel rapporto con Alice Hallgarten, è frutto di un’immensa ricerca in archivi disparati, che porta alla luce e sistematizza documenti dispersi, ora unitariamente disponibili per chi vorrà approfondire la conoscenza di un protagonista intellettuale e politico dell’Italia del secondo Ottocento e del primo Novecento.
Non che il barone Franchetti fosse uno sconosciuto agli addetti ai lavori, grazie anche al convegno svoltosi nel 2017, nel centenario della scomparsa. Ma con onestà si può dire che – nonostante recenti lavori – ancora molto mancava. Questo libro, dunque, colma un vuoto storiografico. E, d’ora in avanti, sarà più agevole studiare Franchetti e comprendere non solo il suo pensiero e le ragioni del suo impegno politico, intellettuale e filantropico, ma in fondo l’Italia che tanto ha amato. <Una passione patriottica, quella di Franchetti – sottolinea Buseghin – permeata di quella onestà e integrità morale che sempre lo contraddistinsero>.
È impossibile condensare in poche righe la vita e l’attività di Franchetti. Si può ricordare l’essenziale. Nacque a Livorno nel 1847 in una importante famiglia ebraica, proveniente dalla Tunisia nel secolo precedente, e ancor prima dall’impero Ottomano, dove era giunta dopo l’espulsione degli ebrei dalla Spagna. Studiò a Parigi, e poi a Pisa, con maestro Pasquale Villari e compagno di studi Sidney Sonnino. Politicamente liberale della “Destra Storica”, appena 35enne viene eletto deputato per l’Unione Liberale Monarchica, nel collegio di Perugia, e lo sarà per otto legislature, fino alla sua nomina a Senatore del Regno nel 1909.
Comincia con l’elezione il suo rapporto con l’Umbria, che lo legherà a Città di Castello, dove nel 1880 comincia a costruire la sua dimora, Villa Montesca, terminata nel 1900, quando sposa l’americana Alice Hallgarten. Qui – facendo la spola con Roma – fonderanno la scuola gratuita per i figli dei contadini e opere di carità, mentre altre attività filantropiche nasceranno in Sicilia. Come studioso e come politico si occuperà della questione meridionale e, poi, della colonizzazione dell’Eritrea, incaricato dal governo Crispi. E ancora della Somalia e della Libia, auspicando un colonialismo capace di dare prospettiva ai coloni italiani nel rispetto delle popolazioni indigene.
È stata, quella di Franchetti, nota Buseghin, <Una vita densa e ricchissima di iniziative pubbliche, di rapporti soprattutto legati agli impegni politici e parlamentari, di relativamente poche relazioni amicali, di un fiume di corrispondenze epistolari>. Solo farne un elenco sarebbe qui proibitivo. Quanto al meridionalismo, fonderà con Giustino Fortunato l’Associazione per gli interessi del Mezzogiorno. La moglie Alice morirà prematuramente nel 1911. La solitudine renderà tristi i suoi ultimi anni. Morirà suicida, a Roma, il 4 novembre 1917, forse anche perché colpito dalla disfatta di Caporetto. Sarà Giustino Fortunato a dedicargli il primo omaggio, con il volumetto Leopoldo Franchetti. Ricordi (Roma, 1918).
È dunque utile questo volume, questa fatica? Sì, molto. Perché il barone è stato protagonista di quella generazione che seppe costruire e indirizzare l’Italia unita, figlia del Risorgimento. Un’Italia difficile. Si doveva unificare e creare una coscienza nazionale al di là della letteratura. Ci volevano intellettuali e uomini del fare, anche per approcciarsi al Novecento. Leopoldo Franchetti, il livornese di Città di Castello, fu uno dei migliori.
Maria Luciana Buseghin, Leopoldo Franchetti. Passione e progetti nel suo carteggio e nel rapporto con Alice Hallgarten, Deputazione di Storia Patria dell’Umbria, Perugia 2022 (pagine 700, € 50,00)