Non amo infierire. Dunque ho seguito la cronaca, senza commentare pubblicamente. Poi, francamente, la storia insegna che una quota, sia pur marginale, di personale politico dedito ad affari privati, piuttosto che al bene pubblico, è sempre esistita ed esisterà. Gli affari privati possono essere legittimi o illegittimi. Sui primi, nulla da dire. A preoccupare, scandalizzare se si vuole, sono quelli illegittimi. Nella sostanza, usare un mandato elettivo, ottenuto con la fiducia dei cittadini, per fare quattrini, non è legittimo. Tuttavia si illude chi pensa che la malapianta possa essere sradicata. Non è bello. Non fa piacere. Ma è così. Sennò saremmo in paradiso.
Su questa nostra terra accade. E i colpevoli devono pagare, anche più dei cittadini normali. Ma il vero tema oggi è un altro. Mi occupo di Italia e di italiani. Che cosa accada in Brasile o in Argentina, mi importa poco. Se la vedranno loro. Per non dire del Peru’. Siamo alla farsa. Verrebbe da dire che in Sud America son cose che succedono, ma sarebbe un pregiudizio. Certo che un presidente eletto che, messo alle strette per palese incapacità, si fa un auto colpo di Stato, fallito, e ora va dicendo che l’avevano drogato, è difficile ritrovarlo. E scatena pure la piazza, Pedro Castillo, mentre l’interinale Dina Boluarte, che l’ha sostituito, ha proposto elezioni anticipate per il 2024. Forse sarebbe meglio per il 2023. Ma non conosco la situazione peruviana, dunque taccio. Però sembra un film degli anni Sessanta, che facevano ridere con i loro copioni surreali. I buoni, i cattivi, le armi, due calci, tre pugni… Un po’ come Vogliano i colonnelli, che fece scompisciare con la parodia del presunto golpe Borghese.
C’è però una questione generale che emerge dalla cronaca. Il peruviano Castillo vinse le elezioni e fu osannato come una sorta di santo, amato dal popolo, finalmente uno che viene dal basso e del popolo si occuperà. Uno di sinistra sul serio, mica come quelli di destra che rubano al popolo, secondo il cliché del buonismo mondiale.
Già, buonismo. E moralismo. Perché questo è il nodo. Sono decenni che la sinistra mondiale passa il tempo ad alzare il ditino accusatore, non nel nome della morale, dell’etica, ma appunto del moralismo. Che è diventata una vera e propria ideologia. Un culto. E su moralismo immorale certa sinistra cerca di costruire il consenso e di gestire il potere.
Non ne volevo parlare perché è come sparare sulla Croce Rossa. Casi diversi, in verità, ma qui, da noi, sembra una slavina. Abbiamo cominciato con la famiglia del neo deputato Aboubakar Soumahoro. Della famiglia, perché magari lui poteva non sapere. Ma se ci abbiamo fatto una teoria giudica sul “non poteva non sapere”! Ce la ricordiamo Tangentopoli? Per carità, una ripulita era anche necessaria, ma quanti processi son finiti nel nulla, e quanti innocenti sono stati esposti al pubblico ludibrio perché non potevano non sapere? Allora, parliamoci chiaro, l’onestà è un dovere. Chi sbaglia paga. Ma il moralismo è una deformazione perversa della morale. E non se ne può più. Il moralismo, peraltro, fa rima con il più becero populismo, amplificato dai talk. Perché Soumahoro è stato candidato? Non perché conoscessero il curriculum suo e della famiglia. Per conoscerlo bastava chiedere a qualcuno di Latina. Ma in televisione funzionava. Parlantina, frasi fatte, rappresento il popolo diseredato, in Tv funzionava, per di più è di colore, che dovrebbe essere ininfluente. Ma oggi così, da quelle parti, si pensa di formare una classe dirigente. Almeno Pannella, quando faceva eleggere Cicciolina, era consapevole di provocare. Lo faceva per provocare. Gli riusciva. Non pretendeva di fare il moralista.
Poi, che ti tocca? Che al Parlamento Europeo si crea una banda di stipendiati dal Qatar. Soldi a palate nascosti pure alla carlona. E che ti capita? Che di mezzo c’è un ex europarlamentare del Pd è una socialista greca. E poi un altro, un altro ancora. Di quelli che fanno le prediche, con il ditino alzato. E son disposti a giurare che in Qatar i diritti umani sono garantiti. A uomini, donne, a tutti. Ora con ‘sto Panzeri che ci facciamo? Deciderà la magistratura, ma la questione resta. Perché il moralismo non fa rima con morale. E francamente ha stancato. Poi, se non lo capiscono, facciano pure. Chi è causa del suo mal… Certo, se si arriva al punto che un grande partito radicato sul territorio – medio partito, diciamo – consente di candidarsi al vertice a un non iscritto, è difficile fare dei ragionamenti politici. Guarda il caso, glielo consente perché sembra funzionare mediaticamente e sembra che possa piacere ai salotti affollati di moralisti, non di popolo. A quelli delle Terrazze ricordo la definizione del vocabolario Treccani. <Moralismo. Tendenza a dare prevalente o esclusiva importanza a considerazioni morali, spesso astratte e preconcette, nel giudizio su persone e fatti della vita, della storia, dell’arte>. Chissà, magari imparano anche che cos’è l’ipocrisia, non lontana parente.
Faccio lo spettatore. Voglio vedere come finisce questo gioco. Però, purtroppo, è anche un mio problema, come cittadino italiano. Il moralismo, la morale trasfigurata in ideologia, prima o poi, fa male a tutti.