È in uscita il quarto fascicolo della Rivista di Politica, fondata e diretta da Alessandro Campi ed edita da Rubbettino. Con questo, ha chiuso il dodicesimo anno di vita e si avvia a inaugurare il tredicesimo. Un bel risultato, per la capacità di durare, che può sembrare normale, ma non lo è. Stiamo parlando di una rivista scientifica, essenzialmente dedicata alla storia delle dottrine e del pensiero politico, indirizzata a un pubblico di “nicchia”, agli studiosi della materia, ma senza dimenticare il più vasto mondo di chi si occupa o si interessa al dibattito politico, al di là delle beghe quotidiane. Un approccio serio, ma non serioso, verrebbe da dire, che ha garantito un vasto apprezzamento.
Alessandro Campi, professore ordinario nell’Università di Perugia, ebbe l’intuizione di fondare la rivista nel 2009. Era una novità interessante e non poteva che interessare anche me, che avevo inventato la rubrica televisiva Le pagina e della politica, andata in onda dal 2003 al 2016. Era l’unica in Rai espressamente riservata a libri di politica e di storia politica contemporanea. E anche, perché no?, a periodici specialistici. Così ne parlammo. Ricordo bene quel primo numero della Rivista di Politica, uscito nel marzo 2010. Il dossier era dedicato a Carl Schmitt. Tra gli autori, Pierre Manent, Stefano De Luca, Sofia Ventura, Angelo Ventrone…
Al di là delle memorie personali, in fondo un po’ stucchevoli, ora esce questo nuovo fascicolo. Il dossier, curato da Damiano Palano, riscopre Gustave Le Bon, con il titolo La politica nell’epoca delle folle. Archeologia? Il suo Psicologia delle folle uscì nel 1895, influenzato anche dal lavoro del 1891 di Scipio Sighele sulla Folla delinquente. Siamo così sicuri che nel rapporto tra politica e folla sia realmente cambiato qualcosa? O che sia cambiato il comportamento della folla? Dubito. Molto. Tema da approfondire.
Gli altri contributi principali sono richiamati nei “lanci” di copertina. Attendo di leggere quello di Donatella Campus sui talk show. Informazione o spettacolo? Più spettacolo che informazione, direi, da addetto ai lavori, necessariamente sopra le righe, eppure fatalmente influenti. Poi, in fondo, i telespettatori sono una folla, sia pure frammentata.
Nel fascicolo anche un mio ritorno su Attilio Tamaro. Dopo aver pubblicato la biografia e il diario inedito del l’irredentista triestino (Attilio Tamaro: il diario di un italiano, Rubbettino 2021) pensavo di non aver altro da aggiungere. Pia illusione. La ricerca non finisce mai. Un incontro casuale, e si scopre che nel secondo dopoguerra Pietro Nenni si occupa di Tamaro. Che, a cavallo dell’adesione italiana al Patto Atlantico, sosteneva, in nome del realismo politico, la neutralità tra i blocchi. Perché? C’entra il ritorno di Trieste all’Italia. Ma c’entra anche il Nenni filosovietico…
Per gli interessati, può essere l’occasione per comprare la rivista, e magari abbonarsi. Non è difficile. Qui di seguito le istruzioni: