Mi faccio una domanda retorica: se nell’attentato terroristico di Tel Aviv non fosse morto il giovane avvocato italiano Alessandro Parini in vacanza, la notizia avrebbe oggi meritato le prime pagine dei giornali? Peraltro non di tutti. E in alcuni con miseri titoletti. La risposta è semplice: no. E non per rispetto di quella regola cinica e non scritta del giornalismo, secondo la quale un morto dietro casa fa notizia, cinquanta morti in Perù – o dove volete voi – neppure a parlarne. Al massimo, due righe nelle “brevi dal mondo”, che tuttavia sono in disuso.
Eppure, mentre dal sud del Libano e da Gaza ripiovevano razzi su Israele – e piovono ancora – nelle scorse settimane grande spazio è stato dedicato alla critica situazione politica israeliana. Cioè alle proteste, anche di massa, contro la riforma della giustizia proposta dal premier Benjamin Netanyahu. Proteste talmente vigorose da convincere il premier a rinviare tutto. Vigorose in Israele, ma non solo. Fiumi di parole sono state scritte per denunciare il rischio di una involuzione della democrazia israeliana, l’unica in Medio Oriente, mette si avvicina il 75esimo anniversario nella nascita dello Stato ebraico (14 maggio 1948). Sono scesi in campo i cittadini di Israele, intellettuali ebrei, molti ebrei della diaspora, con vivaci dibattiti anche all’interno delle comunità italiane, e molti presunti amici di Israele. Di quelli che Israele si, ma…
Da amico di Israele non entro nel merito della politica israeliana. Che Israele sia governato da destra o da sinistra non muta di una virgola la mia amicizia. Riconosco ai cittadini israeliani il diritto esclusivo di decidere da soli. Come lo riconosco a qualunque Stato. La sovranità di una Nazione – a cominciare dalla mia Italia – è per me sacra. Ogni ingerenza esterna è illegittima. Compresa quella del presidente americano Biden, che qualche giorno fa ha pubblicamente invitato Nethanyahu a lasciar perdere. Il tempo delle colonie è archiviato da tempo. O, almeno, dovrebbe esserlo nel mondo occidentale. Non è così per i regimi autocratici, anche se – per dire – la Russia non chiama colonie la Siria e l’Eritrea. Che tuttavia sue colonie di fatto sono.
Ma torniamo ai fatti di Tel Aviv, alla stampa italiana e al suo strabismo. La disparità di trattamento tra le notizie sugli attacchi terroristi contro Israele e quelle sul suo dibattito politico interno è evidente. Legittimo, per carità, ma forse è il caso di rifletterci. Dietro il velo di un formale rispetto, io vedo il perpetuarsi di un antisionismo antico. Che ha radici diverse, ma esiti identici. E mi torna in mentre uno splendido quanto amaro libro che Fiamma Nirenstein scrisse ormai 23 anni fa: L’abbandono. Come l’Occidente ha tradito gli ebrei. Ecco, ricordiamocelo. Qualcuno lo giudicò esagerato. Io lo considerai corretto. Non vorrei, oggi, doverlo considerare preveggente.
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Ringrazio l’Osservatorio Enzo Sereni per la condivisione.
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Per opportuna conoscenza:
2 comments
Pingback: Terrorismo e strabismo; per gentile concessione di Gianni Scipione ROSSI – Osservatorio Enzo Sereni
Gianni Scipione Rossi
Aprile 9, 2023 at 10:28 am
Grazie