Mi sarebbe bastato cambiare qualche verbo, qualche parola, usare un paio di parafrasi, per spacciare per mia questa analisi. Ma non se ne sarebbe accorto nessuno. Sarebbe stato un inutile gioco autoreferenziale. Siccome spero che faccia riflettere, preferisco chiarire di che cosa si tratta. È un brano tratto da una relazione tenuta nel convegno Problemi del Mediterraneo e prospettive, organizzato a Roma dall’Accademia Nazionale delle Scienze, il 5 dicembre 1979. La data è fondamentale. Sono passati 44 anni, quasi mezzo secolo. Francesco Cossiga si era dimesso da presidente del Consiglio a settembre. A Palazzo Chigi gli subentrò Arnaldo Forlani, sorretto da una maggioranza formata da Dc, Psi, Psdi, Pri, Svp, Union Valdotaine. All’epoca si chiamava “pentapartito”.
La data è importante, quanto l’autore. Si chiamava Ernesto Massi (1909-1997). Triestino, nel 1939 aveva fondato con Giorgio Roletto la rivista “Geopolitica”. All’epoca insegnava geografia economica nell’Università Cattolica di Milano e nell’Università di Pavia. Epurato, dopo un periodo di impegno politico nella cosiddetta sinistra sociale del Msi, tornò in cattedra nel 1955. Nel 1979 era, da un anno, presidente della Società Geografica Italia. Due righe necessarie per inquadrare il personaggio, né oscuro né apolitico.
Non c’è da aggiungere molto. Non è neppure importante che io l’abbia conosciuto e frequentato. Importante mi pare che abbiamo – come italiani – perso del tempo. Siamo stati miopi e indolenti. Avevamo altri problemi seri, è vero. Ma questo era il problema, Ho ripescato Massi, ma sul tema avrei potuto citare anche Romano Prodi, che era un professore d’economia, oltre che ministro, e all’epoca sosteneva cose analoghe. Massi poteva solo parlare. Prodi poteva fare qualcosa. Tutto si sapeva, in fondo. Ma la politica non ascolta i professori, paradossalmente neppure quando sono anche politici. Oppure li ascolta troppo, senza discernere. A me fa impressione. Mi limito a sperare che i politici del presente studino un po’ di storia. Magari aiuta a essere meno miopi. E a decidere con saggezza. E rapidità.
I movimenti migratori nel Mediterraneo
Il bacino mediterraneo serbatoio di mano d’opera
I nuovi protagonisti sono le inflazioni post-keynesiane, i rincari delle materie prime, i petrodollari, i nuovi baricentri economici, i piani di sviluppo regionali, le nascenti industrie del terzo mondo. Vi è già una emigrazione mediterranea verso il Medio Oriente, il Sudafrica, l’America Latina, per cui domani l’Europa occidentale industrializzata potrà trovare pericolosi concorrenti, quando dovrà rimettersi alla ricerca della mano d’opera, per colmare i vuoti che si saranno prodotti nell’offerta di lavoro. Non è necessario ricorrere ai futuribili per sapere che intorno agli anni ’90, per il conseguente effetto della denatalità e dell’affermarsi di un modello di sviluppo post-industriale, sarà urgente rimpiazzare i lavoratori che avranno lasciato le campagne, le industrie pesanti e il terziario inferiore, per rincorrere le più comode e sovente più redditizie occupazioni del terziario superiore e del quaternario, o dell’industria dei sequestri.
Si dovranno allora riaprire le frontiere e revocare i divieti d’ingresso all’emigrazione, oggi dettati da preoccupazioni sociali relative ad una disoccupazione crescente nei settori tradizionali? O basterà la naturalizzazione di quei milioni di immigrati localizzati nell’Europa occidentale, che potranno farsi raggiungere dalle famiglie e i cui figli saranno cresciuti e già maturi per l’apprendistato? […]
Ai dubbi che possono insorgere occorre contrapporre la consapevolezza che il perdurare degli squilibri socio-economici continuerà ad essere origine di spinte migratorie, tanto più che molti paesi d’emigrazione, anche del terzo mondo, risentiranno duramente della crisi petrolifera, di fronte alla quale si presenteranno più vulnerabili e più imbarazzati nei confronti dei loro progetti di industrializzazione. […]
Auspichiamo per il nostro Paese, che ha lasciato le sue orme in ogni angolo del nostro mare, una funzione di mediazione che esprima in una nuova sintesi, le ansie di giustizia e di rinnovati equilibri socio-economici dei mediterranei e le nostre aspirazioni ad autonome decisioni per una migliore difesa del nostro popolo e del nostro lavoro.
Ernesto Massi
(In Notiziario di Geografia Economica, n. 1-2 1980)