Son tornate di moda le “canadesi”. Sì, quelle tende piccole dove si dorme male anche con il materassino, che però fanno tanto “quanto era bello quando ci dormivo anch’io”. Una studentessa bergamasca, Ilaria, le ha riportate in auge. E ora si stanno moltiplicando gli accampamenti davanti a molte sedi universitarie. Protesta, Ilaria, per il caro affitti. Anche se precisa che lei se lo può permettere, e lotta per conto di chi non può. Lodevole. Ricordando però che Bergamo è dotata di una Università e che, comunque, la distanza tra Bergamo e Milano è di circa 55 chilometri. In treno ci vogliono 50 minuti. E se devi fare i turni di notte in un ospedale che fai, ti porti la tenda?
Il tema non è comunque peregrino. Di alcune cose sono certo. Le case dello studente, oggi si chiamano studentati, sono poche. Dunque chi ne avrebbe diritto ha difficoltà a conquistare il suo posto. Gli altri cercano alloggio nel mercato privato. Miniappartamenti, stanze ecc. I prezzi sono oggettivamente elevati, soprattutto nella grandi città. Come gli affitti in genere. Sono anche certo che buona parte di quelle stanze sono affittate al nero. Un malcostume antico che è difficile da contrastare. Ma non è impossibile. Basta occupare la stanza, andare dai vigili urbani, denunciare il fatto. E chi affitta è costretto ad applicare le norme relative e a pagare le tasse. Come avviene per i contratti normali. Sono anche certo che molte di quei miniappartamenti affittati al nero sono tenuti in condizioni pietose.
Dunque, fin qui, Ilaria ha ragione. Anche questa protesta può essere utile. Tuttavia mi chiedo, perché Ilaria lascia Bergamo – dove il diritto allo studio è garantito – e vuole studiare a Milano? Un’idea ce l’ho. E lo dico senza alcuna ironia per Bergamo, dove peraltro ho pure vissuto da bambino. Ma ho voluto capire che cosa ne pensano persone che non conosco. Allora ho scorso i commenti sulla pagina Facebook del Tg3, che ha posto la domanda.
Eccone qualcuno, reso anonimo, ovvio:
Il nostro Paese garantisce il diritto allo studio tenendo aperte tante Università in tutta Italia. In molte delle Università di “provincia” ci sono docenti che fanno ricerca e insegnano senza nulla da invidiare ai loro colleghi delle Università di “città”. Fatta questa premessa, ritengo opportuno distinguere tra chi si sposta per necessità e chi per opportunità. Se ci si sposta perché dove si vive non c’è un corso di studi che piace, allora il problema degli affitti deve essere affrontato. Se ci si sposta per seguire gli amici, perché si vuole vivere in una grande città, perché si vogliono fare “nuove esperienze”, allora il problema degli affitti riguarda chi si sposta e basta.
Ovviamente, verificare dove abitano gli studenti “fuori sede” e fare controlli sulla regolarità dei contratti di affitto sarebbe il minimo! Non capisco come chi si è già laureato, magari lavorando, come ha fatto ? Questi giovani vogliono tutto e subito. Ricordo che ci sono famiglie, anziani che vivono in macchina e non in tenda per fare casino.
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1) il caro affitti è anche determinato da loro, più vogliono stare vicini alle loro università di lusso più i prezzi si alzano, 900/1000 (inconcepibili) vicino la bocconi è colpa loro, perché a cinisello balsamo attaccata a Milano un monolocale costa dai 350€ ..
2) le università e lo stato dovrebbero fornire maggiori numeri di posti letto negli studentati (solo agli isee bassi)
3) se scappi dalla tua regione dove le università sono eccellenti, esempio Catania o Bari, se scappi da casa tua (gratis) ti “accolli” gli affitti di Milano alti (che non è Canicattì), non ti ha ordinato il medico di andare a Milano e le università citate (dell’esempio) sono eccellenti.
Ps ovvio che poi i lestofanti che affittano cantine e posti letto a 500€ ne approfittano però bisogna dire che c’è gente che affitta case nuove e dignitose a prezzi inferiori delle follie che si sentono a Milano. Potrebbero fare i pendolari ma vogliono vivere la movida e il viaggiare da casa non glielo permette
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I prezzi sono alti..ma è una legge di mercato…gli studenti affittano le stanze per pochi mesi all’anno ..i proprietari devono recuperare i costi anche per i mesi in cui gli appartamenti rimangono vuoti
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Beh, mi sono detto, non sono solo. Però gli accampati dicono: “per potermi permettere la stanza dovrei lavorare. Ma si studia per lavorare o si lavora per studiare?” Io sommessamente rispondo. Io l’Università l’ho fatta a Roma, abitando in famiglia. Una famiglia certo non indigente, moderatamente benestante, nella quale però – con quattro figli – non si scialava. Per scialare, ho cominciato a lavorare qualche ora al giorno. Non sono morto. Si può fare.
Per carità, non è un obbligo. Ciascuno si regola come vuole. Ma io sono disposto a pagare le tasse anche per finanziare studentati che permettano agli indigenti di studiare. È giusto. Sono dispostissimo a pagare le tasse affinché lo Stato contrasti il lavoro nero, gli evasori fiscali ecc. Non lo sono per contribuire a pagare l’affitto a chi vuole studiare lontano da casa potendolo fare dietro casa. Bella esperienza, divertente. Si cresce. Io l’ho fatta, ma con il servizio militare. Quanti accampati sono disposti a tornare a quei tempi?
Detto questo, ho fatto una ricerchina. In Italia ormai ci sono – se non sbaglio – 78 università, tra pubbliche e private, più le sedi distaccate. La stragrande maggioranza sono pubbliche. Non tutte hanno tutti i corsi, ma la gran parte si.
Così, per conoscenza, sono queste.
ABRUZZO, L’Aquila, Chieti, Teramo – BASILICATA, Potenza – CALABRIA, Catanzaro, Reggio Calabria, Rende (Cosenza) – CAMPANIA, Napoli (5), Benevento, Salerno, Caserta – EMILIA ROMAGNA, Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Parma – FRIULI VENEZIA GIULIA, Trieste, Udine, Gorizia – LAZIO, Roma (9), Viterbo, Cassino – LIGURIA, Genova – LOMBARDIA, Milano (7), Varese, Como, Bergamo, Brescia, Pavia – MARCHE, Ancona, Camerino, Macerata, Urbino – MOLISE, Campobasso – PIEMONTE, Torino (2), Vercelli, Bra – PUGLIA, Bari (3), Foggia, Lecce – SARDEGNA, Cagliari, Sassari – SICILIA, Catania, Messina, Palermo – TOSCANA, Pisa (2), Firenze, Siena (2) – TRENTINO ALTO ADIGE, Bolzano, Trento – UMBRIA, Perugia (2) – VALLE D’AOSTA, Aosta – VENETO, Venezia, Padova, Verona.
C’è n’è per tutti, cara Ilaria, che’ Bergamo ti sta stretta e protesti per conto terzi. Se poi la vuoi proprio lasciare, ti consiglio di andare a Viterbo. È una bella città medievale, accogliente. L’Università della Tuscia è buona. Certo, poi ti devi accontentare dello struscio nel Corso. Vita amara.