Giorni fa un amico storico mi ha confessato una sua convinzione. ‘Vedi – mi dice – noi stiamo qui a ragionare e discutere su cose che riteniamo importanti, ma a quante persone interessano in Italia? Cinquemila? Se va bene. Tutti gli altri ne sanno nulla, e neppure hanno la curiosità di sapere. Così il dibattito pubblico si basa su frasi fatte, su banalità consolidate”. Non ho potuto che annuire. In effetti le cose stanno così. La nostra passione – che sia professionale o meno – si arena di fronte a un disinteresse diffuso. È triste, ma è così. Eppure conoscere la storia – mai definitiva – sarebbe fondamentale per valutare il presente e costruire un futuro.
Il mondo degli storici è circoscritto. Si parla tra addetti ai lavori. Sempre gli stessi. Divisi, peraltro, per scuole di pensiero, filiere universitarie e pubblicistiche. E tutto finisce lì. Qualche convegno, qualche dibattito, qualche recensione, ricerche pubblicate su riviste di valore che nessuno legge, se non i medesimi addetti ai lavori, quando magari serve verificare un dettaglio controverso.
Si può invertire la rotta? Non ho una risposta. L’interesse per la storia dovrebbe nascere sui banchi dei licei. Almeno per me così è stato. Ma mi pare che non sia più così, immagino con grande sofferenza dei docenti. Dunque non sono sicuro che la situazione possa migliorare. Me ne dolgo, e qui mi fermo. Poi, ciascuno coltiva le sue passioni.
Anche segnalare libri è in fondo una passione. Ero impegnato per il mio Ladri di biciclette e non ho avuto il tempo per leggere due libri usciti tra l’anno scorso e pochi mesi fa. Me li ero messi da parte. Ora mi sto accingendo a leggerli. Per ora ho solo scorso entrambi. Li leggerò con l’attenzione che meritano. Ma fin d’ora li segnalo. Entrambi sfatano luoghi comuni molto diffusi su accadimenti della seconda metà del Novecento che ci riguardano da vicino e ancora incidono sul presente.
L’autrice è Valentine Lomellini, storica dell’Università di Padova, da tempo impegnata in questo filone di ricerca.
Nel 2022 ha dunque pubblicato per Laterza Il «lodo Moro». Terrorismo e ragion di Stato 1969-1986. Quest’anno, sempre con Laterza, La diplomazia del terrore. 1967-1989. La connessione tra i due volumi dovrebbe essere evidente. Non sto qui a sottolinearla. Mi limito a garantire che entrambi valgono la pena. Magari ci tornerò.