Forse non questa sera, ma da domani si ricomincia. Come è accaduto poco dopo la mattanza del 7 ottobre. Come è accaduto dopo ogni azione militare israeliana in questa guerra non cercata, non voluta da Israele. Domani si dirà “anche Israele, però…” Hezbollah, dal Libano, fa strage di ragazzini drusi che fanno una partitella nel campo di calcio di Majdal Shams, nel Golan, e Israele reagisce uccidendo il numero due del “Partito di Dio” finanziato dall’Iran, Fuad Shukr. E allora, anche Israele… Lo stesso Israele che, nella notte, uccide con precisione chirurgica il capo di Hamas, Ismail Haniyeh, cioè il capo dell’organizzazione finanziata dall’Iran che occupa Gaza ed è responsabile della strage del 7 ottobre. E lo uccide proprio nel cuore di Teheran. Allora Israele non vuole la pace, se le va a cercare…
Contano poco i ragazzini drusi. Contano poco i 1200 ragazzi del 7 ottobre e gli ostaggi di quel giorno che probabilmente ormai sono morti. Conta invece la reazione di Israele, dello “Stato canaglia”, del “piccolo Satana”, come lo definì Khomeynī. Il grande Satana erano gli Stati Uniti, naturalmente.
Può continuare così? Per quanto tempo ancora? Candidata democratica in pectore alla presidenza degli Stati Uniti, Kamala Harris, mentre il premier israeliano Netanyahu era in visita nel suo paese, ha chiarito che Tel Aviv ha diritto di difendersi ma, nella sostanza, senza esagerare. Il suo avversario repubblicano, Donald Trump, dal canto suo, ha detto che, appena tornerà alla Casa Bianca, porterà la pace in Medio Oriente. Parole buone per i comizi. E niente di più. Possiamo solo augurarci che sia possibile. Anche prima del possibile. Ma, invece di sognare, dovremmo riflettere sul vero ruolo dell’Iran in questa ennesima guerra mediorientale scatenata dal suo alleato di Gaza e alimentata da Hezbollah a Nord e dai ribelli yemeniti a Sud. Impegnati tutti, ogni giorno di più, nel contrastare ogni tentativo di accordo.
Da quanto si tratta? Da mesi, ormai. In varie sedi. Con l’impegno non solo degli USA, del Qatar, dell’Egitto. Giorni fa un vertice si è tenuto, invano, anche a Roma. Persino la Cina sta intervenendo. Perché questo è il senso della convocazione a Pechino di tutte le “fazioni” palestinesi l’una contro l’altra armate, per immaginare la costruzione reale di uno Stato. Tutte d’accordo, in teoria, le fazioni. Ma su quali basi se Hamas, all’epoca guidata proprio da Ismail Haniyeh, nel 2007 fece a Gaza strage di Fatah? E questo auspicabile Stato sarà capace di riconoscere la legittima esistenza in pace di Israele? Vedremo. Speriamo.
Nel frattempo non confondiamo l’Israele aggredito e reattivo con i suoi nemici. E pensiamo all’Iran, che magari può solo minacciare vendetta senza avere i mezzi per attuarla, ma è il vero motore di ogni iniziativa occidentale e arabo moderata nell’area. Nel nome di Dio? Ancora contro i grandi e piccoli Satana? Anche i ragazzini drusi erano piccoli Satana? I drusi, e’ bene ricordare, sono arabi orgogliosamente portatori da secoli di un sincretismo religioso-filosofico tra i monoteismi cristiano, ebraico e islamico. Presenti soprattutto in Libano e in Siria, i 150 mila che vivono in Israele sono nella stragrande maggioranza cittadini fedeli allo Stato, con tutti i diritti, anche nelle forze armate.
Nel frattempo interroghiamoci anche sul ruolo della Turchia, con il “sultano” Erdogan, membro della NATO, che parla di “barbarie sionista”. Poi, tutti gli attori in campo facciano ogni sforzo umanamente possibile. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha affermato che il cessate il fuoco a Gaza è «imperativo» dopo l’uccisione del capo di Hamas Ismail Haniyeh. D’accordo con lui si è detto il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. È auspicabile. Si faccia tutto il possibile. Senza dimenticare mai, però, la strage del 7 ottobre. Senza la quale non staremo qui a riflettere su a quale punto sia arrivata la notte.