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Rieccolo!

Novembre 6, 20240

Dunque Donald Trump ha rivinto. Forse grazie all’appoggio finanziario e mediatico di Elon Musk, il controverso genio del futuribile che, in passato, sosteneva i democratici. I risultati sono chiari. Peraltro, questa volta, il vantaggio è evidente anche nel voto popolare, che spesso non è bastato per eleggere l’inquilino della Casa Bianca. Come si sa, ma non sempre lo si ricorda, il sistema elettorale americano, un po’ barocco e per noi europei ormai inaccettabile, privilegia la sovranità dei singoli Stati federati, non quella del popolo nel suo complesso. Difficile, per i perdenti, contestare il risultato.

Rieccolo, quindi. E con lui il mondo dovrà fare i conti. Ha vinto per il sostegno di Musk? Sicuramente ha avuto un peso. Dubito però che sia stato determinante. Credo, piuttosto, che la strada gli sia stata spianata dalla tardiva rinuncia di Biden alla ricandidatura. Nelle sue condizioni – imbarazzanti – avrebbe dovuto chiarire per tempo che non intendeva ripresentarsi. I democratici hanno dovuto faticare a convincerlo. Così non hanno avuto il tempo di individuare un successore con le caratteristiche necessarie.

Non bastava una donna. Kamala Harris ci ha provato a smussare il suo passato da ultra liberal. Ha provato in tutti i modi a rassicurare la classe media in difficoltà e l’America profonda, rurale, poco istruita, pragmatica, poco interessata alle retoriche dei “diritti”, e ormai composta anche dai latinos, tra i più preoccupati dall’invasione di  neo-immigrati clandestini. Non ne ha avuto il tempo. Né la capacità. E neppure i democratici, per quanto abbiano su certi temi una storia ondivaga, hanno potuto aiutarla. Alla fine, si conferma che le Americhe sono due. Da un lato le coste, dell’Atlantico e del Pacifico, dall’altro il Sud e il grande, enorme, centro continentale. Fieramente americani, tutti, ma diversi per cultura e interessi. Forse Kamala lo sapeva come sarebbe finita. Bisogna riconoscerle il coraggio di essersi spesa dopo un mandato da vicepresidente pesantemente oscurato da Biden.

Trump, nonostante le sue stramberie, è stato più convincente. E’ riuscito a intercettare i timori e il malessere dei “poveri”, degli americani “normali”, che non amano le élite perché non ne fanno parte, sperando magari di farne parte un giorno. Trump ha promesso miracoli. Un’America più forte, più ricca, più sicura. Ne sarà capace? Qualche dubbio è legittimo. A cominciare dalla questione immigrazione. Come fermare i flussi clandestini? Come cacciare indietro milioni di persone? Vedremo. Dal punto di vista di noi europei altro è fondamentale. Cioè che non vengano a cadere le relazioni politiche ed economiche. Qualche rischio esiste. A cominciare dai dazi sulle importazioni. Se elevati per sostenere l’economia interna andrebbero a colpire il sistema industriale europeo, proprio mentre in seria crisi e’ la nostra manifattura. Anche quella italiana, forte ma provata dalla crisi tedesca.

Ne’ bisogna dimenticare le relazioni politiche. Trump rappresenta una tradizione isolazionista. Non ha mai negato che la NATO costi tanto agli USA, troppo rispetto a quando costi agli europei, stolidamente da sempre seduti sotto l’ombrello a stelle e strisce. Se accadesse, non con Trump potremmo prendercela, ma con noi stessi. L’Unione Europea, checche’ se ne dica, è un valore. Ma finisce per essere troppo condizionata da egoismi ormai poco comprensibili. Neppure sull’immigrazione clandestina si riesce a condividere una solidarietà efficace. Per non dire del capitolo difesa. Trump ha promesso di fermare le guerre. Che riguardano – sia in Ucraina sia in Medio Oriente – più noi che gli americani. Se ci riesce, senza svendere i diritti dei popoli aggrediti, sarebbe un miracolo. Ma i miracoli non sono di questo mondo. Non ci si illuda che possa telefonare all’autocrate Putin, per dirgli semplicemente “ritirati”. O alla guida suprema iraniana Khamenei, per dirgli di abbandonare le sue propaggini terroristiche che colpiscono Israele e non piacciono neppure all’Arabia Saudita e agli altri Stati sunniti.

Trump ci proverà, ma nell’attesa dell’ improbabile miracolo l’Unione Europea ha il dovere storico di diventare adulta. Con quel che ne consegue. In questo senso l’elezione di Trump può dare una scossa. Può innescare un percorso virtuoso. Vedremo.

 

Pubblicato anche su “The Social Post” il 6 ottobre 2024

https://www.thesocialpost.it/2024/11/06/trump-rieccolo-lui-fara-il-suo-ma-leuropa-batta-un-colpo/

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