È sempre maledettamente complicato esprimere un’opinione su questioni che riguardano l’etica, le fedi religiose, i diritti della persona. Talvolta sarebbe meglio tacere. Trump che dice “l’ha voluto Dio” conferma di essere un imbecille. Che ne sa lui di Dio? Il cattolico Biden schierato per il diritto all’aborto spiega quanto sia difficile capire l’America. Tanto complicata. Perché lo stesso Biden è in questi mesi sospettato – dalle anime belle – di essere uno spietato guerrafondaio per il sostegno all’Ucraina, mentre si dice che Trump avrebbe forse risolto subito tutto accordandosi con Putin, sulla pelle degli ucraini. Forse.
Ma oggi si parla di diritto all’aborto. Complessa e contraddittoria l’America. Dove può accadere che con sei voti contro tre la Corte Suprema rovesci la sentenza “Roe vs Wade”, che nel 1973 sancì la libertà di interrompere la gravidanza. Una sentenza all’epoca considerata giuridicamente debole persino dalla giudice Ruth Bader Ginsburg, paladina dei diritti delle donne e dei poveri.
Nell’America complessa, lo sappiamo, il federalismo è una cosa seria. Quindi i singoli Stati, pur federati, possono decidere se applicare o meno la pena di morte. Il buon Cesare Beccaria pensava che fosse inutile per prevenire i reati. Credo che avesse ragione, e anche che per i delitti più efferati un vero ergastolo sia per il reo una pena peggiore della morte. Ora accadrà che gli Stati americani potranno legiferare autonomamente sull’aborto. Si assisterà, dunque, al minimo, a migrazioni abortive, per chi se le potrà permettere. E torneranno le “mammane”. Un’ingiustizia, onestamente. L’America sarà ancora più complessa. Ma nessuno pensa che sia il Paradiso in terra. Ha però il pregio di avere una Costituzione basata anche sulla “tutela” assicurata dalla Corte Suprema, composta di uomini e donne che esprimono pareri diversi. Accade anche con la nostra Corte Costituzionale. Anche la nostra Carta viene “interpretata”. E alcune sue norme non sono mai state applicate. La perfezione non è di questo mondo.
Se io fossi stato un componente della Corte Suprema, penso che mi sarei astenuto. E non perché creda che il diritto all’aborto sia un passo avanti per la civiltà. Credo, piuttosto, che si debba mettere in campo ogni aiuto umanamente possibile per mettere una donna nella condizione di non preferire abortire. Credo nella vita, e ogni vita è preziosa. Ma questo, in America come a casa nostra, si dovrebbe fare anche se l’aborto è riconosciuto legale. Bisogna però ammettere che possono esistere casi estremi. Per una donna decidere di abortire non è mai un gioco. Credo sia un dolore profondissimo. Se le vieto l’aborto non è che l’aiuti. Dunque mi sarei astenuto. E forse avrei votato persino contro. Delicati, i temi etici. Delicatissimi. Che dovrebbero essere maneggiati con cura dalla politica, con un approccio laico, razionale, senza appellarsi a Dio. Per i credenti, Dio è il giudice ultimo, l’unico a conoscere l’animo umano. Per i non credenti semplicemente non è. E riconosco loro il diritto di vedere le cose in modo diverso da come le vedo io.
Le cose devono però essere raccontate per come sono. Dai giornali, innanzitutto. Poi i predicatori evangelici facciano come vogliono. Non mi entusiasmano. Per me equivalgono ai talebani. Ma finché non violano la legge… Ma dicevo dei giornali. Quelli italiani. Titoloni e colate indignate di inchiostro. Prevedibili. Molto prevedibili. Il titolo peggiore? Quello della “Stampa”: “L’America che odia le donne”. Ma siete così sicuri che l’America odi le donne? E siete così sicuri che le donne americane la pensino tutte allo stesso modo? O volete voi decidere a tavolino che cosa debbano pensare le donne? E convincerci che quelle che scendono in piazza contro la decisione della Corte Suprema hanno ragione e quelle che invece festeggiano la sentenza hanno torto? Le donne non sono tutte uguali? Non hanno tutte il diritto di avere la propria opinione e di esprimerla? Anche quando non vi piace?
Io credo che la sentenza sia stata un errore, al di là degli appigli giuridici. In questo l’America è debole. In Italia, sia pure a fatica, l’aborto è stato regolato da una legge approvata dal Parlamento, non da una decisione della Consulta. Però nessuna legge può imporre il pensiero unico. A nessuno. Su nessun tema. Men che meno su quelli etici. Sennò si scivola nella dittatura. Altro che il ritorno all’Ottocento evocato da quell’aquila di Biden.
2 comments
Cesare Manfroni
Giugno 25, 2022 at 9:53 pm
Condivido parola per parola, caro Gianni !
Le tue considerazioni sono di una logica indiscutibile e di grande rispetto nei confronti del pluralismo delle opinioni, pluralismo che è il sale dei sistemi democratici veri o almeno così dovrebbe essere.
Buona serata.
Cesare
Gianni Scipione Rossi
Giugno 26, 2022 at 3:07 pm
Grazie Cesare!