Son passati quasi vent’anni, e non ti aspetti che ci sia ancora qualcuno interessato a leggere e criticare un libro. Eppure accade. Onestamente fa piacere. Vuol dire che non hai faticato invano. Peraltro mi consente di chiarire il mio pensiero.
<Egregio dottor Rossi – mi scrive un lettore che non conosco e non nomino, per rispetto del suo diritto alla riservatezza – sfogliano il suo interessantissimo libro su La destra e gli ebrei, sorvolando sull’equivoco di identificare “destra” e fascismo, noto due affermazioni:
1. re Vittorio Emanuele III non avrebbe avuto in simpatia gli ebrei;
2. Dante Almansi si sarebbe suicidato dopo le leggi razziali.
Ambedue le affermazioni risultano errate, non solo la seconda, come facilmente verificabile, ma anche la prima: non mancano le fonti per dimostrare come Vittorio Emanuele III nutrisse simpatia per gli ebrei (e avesse mostrato riluttanza verso le leggi razziali).
Distinti saluti (Firma)
La lettera pone tre questioni, non marginali. E dunque ho risposto, ringraziandolo dell’attenzione. Ecco come:
<Il titolo è naturalmente una semplificazione. Di “destre” ce ne sono tante, ma lo studio si riferisce al mondo politico che come destra è stato percepito per decenni e, in parte, si è autodefinito, pur considerandosi parzialmente erede del fascismo nella sua complessità. Avrei potuto titolarlo “il neofascismo e gli ebrei”, ma sarebbe stata anche questa una semplificazione. Per “neofascismo”, storiograficamente, si dovrebbe intendere quello della Rsi. Continuo a ritenere che “La destra e gli ebrei” fosse la sintesi più efficace.
Dante Almansi. Onestamente, a 19 anni di distanza, non ricordo a quale Almansi mi volessi riferire. Cito una fonte, ma potrei aver sbagliato. Certamente non si tratta di Dante Almansi presidente dell’Ucei, morto nel 1949, dopo varie quanto note vicissitudini. Dovrei rivede le carte di allora. Cercherò di farlo, per mia tranquillità. Nel libro, peraltro, ci sono altri, pochi, errori. Lei è il primo che mi segnala questo, probabile. E la ringrazio.
Vittorio Emanuele III. La questione è controversa, ma resto convinto della mia valutazione. Vittorio Emanuele III firmò le leggi razziali. Se non lo avesse fatto, due scenari si sarebbero manifestati: il regime fascista sarebbe crollato, perché la stragrande maggioranza degli italiani, e anche fascisti, era monarchica e avrebbe seguito il Re; oppure Mussolini avrebbe provato a costringere il Re ad abdicare, operazione rischiosissima e quasi certamente fallimentare.
Vittorio Emanuele III non ebbe la volontà o il coraggio di opporsi. Avrebbe rischiato il trono? Forse, ma avrebbe salvato migliaia di suoi sudditi fedeli e la dignità dell’Italia unita dalla sua dinastia.
Non volle. Semplicemente. Neppure provò a dissuadere Mussolini. E questo non gli può essere perdonato dalla storia. E a me dispiace, perché vengo da una famiglia paterna strettamente monarchica. Ma le cose stanno così>.
Per chi fosse interessato, nella sezione RASSEGNA STAMPA del sito sono pubblicati tutti gli interventi sul libro, anche critici, dei quali sono stato a conoscenza.