Non voglio dare lezioni a nessuno. Ma non mi va di essere silente su questo argomento. Ieri il quotidiano “Libero” se n’è uscito con un titolo sulla “mulatta” vicepresidente in pectore degli USA. È stato per questo giustamente criticato. Anche da me, con questo post sarcastico, che ripropongo: <Chissà se a qualcuno è mai venuto in mente di scrivere “il mulatto Alexandre Dumas”>. Perché il grandissimo autore dei “Tre moschettieri” era in effetti mulatto, non per questo meno francese ed europeo.
Oggi lo stesso quotidiano contrattacca, facendo finta di stupirsi del fatto che nessuno ha criticato i giornali di “sinistra”, che hanno molto insistito sulla vicepresidente “nera”, o afro-americana. Con una forzatura, peraltro, perché la Harris è di origine indo-giamaicane, non afro-americane. Ma lei stessa ha giocato sulla sua presunta appartenenza etnica, per drenare i consensi degli elettori afro-americani, peraltro alienandosi quelli degli elettori di origini ispaniche. L’America è complessa. La amo, ma non tutto di essa mi piace. Non posso certo cambiarla io. Gli Stati Uniti sono frutto della loro storia. In realtà, quel che mi interessa sul serio della politica americana sono le sue scelte in politica estera, cioè come si rapporta con noi, con il Mediterraneo, con il Medio Oriente, con la Cina, con la Russia. Vedremo…
Dunque, lo scontro americano sugli orientamenti elettorali dei gruppi etnici e religiosi, latini, asiatici, italo-americani, ebrei, afro-americani, nativi, irlandesi, protestanti, cattolici ecc., non mi appassiona. È noto e stranoto, una costante da decenni. In genere, la stampa italiana proprio su questo si applica. Esalta la “nera” democratica Kamala Harris come fosse una svolta epocale, dimenticando i “neri” repubblicani Condoleezza Rice e Colin Powell, e in fondo anche il “mulatto” Obama. Un provincialismo tifoso e straccione. Poi se ne esce “Libero” con la “mulatta”. E oggi lamenta di essere messo in croce, mentre nessuno ha messo in croce i giornali che hanno titolato sulla “nera” Harris. Nel mio piccolo, io ho protestato, con un post neppure troppo sarcastico, che ripropongo: <Sarà indo-giamaicana, indo-africana, ma afro-americana proprio no. Comunque è statunitense. Basta con gli aggettivi razziali!>
L’odierna lamentazione di “Libero”, avrebbe un senso se avesse criticato l’abuso del connotato etnico da parte della stampa di “sinistra”, prima di uscirsene con la “mulatta”. Qui non si tratta di essere anime belle o politicamente corrette a ogni costo. L’uso e l’abuso delle definizioni razziali sono sbagliati in se’. Appartengono a altre epoche, anche se non così lontane. La storia è complessa, come l’America. Le potenze occidentali hanno liberato l’Europa dal nazismo, per fortuna, ma negli USA, al tempo, i soldati “negri” erano separati dai bianchi, e nelle colonie inglesi – come in quelle italiane – vigeva la separazione razziale, formalmente abolita peraltro in America solo nel 1963, cento anni dopo l’abolizione della schiavitù. Non si può riscrivere la storia. Si può però evitare di perpetuare il male in altre forme. A sinistra, a destra, ovunque.