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Buon viaggio, Dottore

Giugno 12, 20234

Non è un “coccodrillo”. Non è un’analisi politica. Tanto meno è storia. Ci sarà tempo e modo. Queste poche righe sono solo un piccolo ricordo personale di un grande uomo. Perché Silvio Berlusconi questo è stato. Prima come imprenditore e, poi, come politico. E, in questo campo, definirlo statista non è un’iperbole. Si può averlo amato o averlo odiato, ma questo è stato. Nei libri di storia così sarà ricordato: protagonista di tre decenni della storia d’Italia.

Ricordo solo tre episodi.

Il primo risale al novembre del 1993. Ebbe la cortesia di ricevermi nella sua residenza romana di via Santa Maria dell’Anima, alle spalle di piazza Navona. In quelle settimane riceveva molte persone, anche giornalisti. Stava preparando la sua “discesa in campo”, poi ufficializzata con l’ipernoto messaggio televisivo del 26 gennaio 1994. Anche io salii quelle scale, entrai in quel salotto. Ero onestamente curioso di capire. Il dottore – così era chiamato allora – parlò. Era convinto che l’Italia rischiava di cadere in mano ai comunisti. Ai comunisti, così diceva, non ai post-comunisti. Per impedire che accadesse, spiegava, fatti vari sondaggi, riteneva di dover fondare un partito per raccogliere i voti dell’Italia moderata. Non mi ricordo che cosa gli dissi. Poche parole, credo, perché era molto difficile interromperlo. Cortesissimo, affabile, gentile, era un leader nato. Uscii da quell’incontro un po’ affascinato e un po’ perplesso. Mi sembra quasi impossibile che il suo programma potesse avere successo. Eppure, accadde.

Il secondo episodio – in mezzo ce ne sono stati tanti – risale alle elezioni politiche del 2013, l’ultima Tribuna elettorale televisiva che ho condotto. La classica Tribuna di chiusura. Come da sorteggio, prima Bersani, poi Berlusconi, infine Monti. Il quale Monti se la prese con me, in diretta, accusandomi di aver dato troppo spazio a Berlusconi. Era falso. Glielo spiegai, dopo, ma non volle capire. In realtà se l’era presa perché lui non nominava mai Berlusconi, ma si riferiva solo a “chi mi ha preceduto”. E io dissi: “si riferisce a Berlusconi, naturalmente”. La mia non era una provocazione. Il telespettatore ha il diritto di capire, anche se non ha seguito le Tribune precedenti. Monti si offese. Pace.

Qualche giorno prima Berlusconi registrò, come tutti i leader, le interviste brevi, di cinque minuti. Glielo spiegai, ma lo sapeva benissimo. Cinque minuti, non un secondo di più. Le regole le fa il Parlamento, io le applico. Domanda, risposta. Spero di riuscire a fare 3 o 4 domande. È un fiume in piena. Il tempo passa veloce. Interromperlo sarebbe stato inutile. Lo feci finire. Aveva sforato nettamente. Il cronometro non tradisce. Pausa. Presidente, gli dico, dobbiamo rifarla. La prego di rispettare i tempi. Li rispettò. Grazie presidente. “Grazie a lei, dott. Rossi, mi venga a trovare”. Non andai. E fu l’ultima volta che gli parlai. Forse avrei dovuto, per cortesia verso un signore. Perché Silvio Berlusconi, con tutti i pregi e i difetti di noi umani, era un vero signore. Ora che si è incamminato in un altro mondo, non posso che ricordarlo così. E augurargli di riposare in pace.

 

 

 

4 comments

  • Claudia Baiocco

    Giugno 13, 2023 at 4:02 pm

    Grazie Gianni per il tuo ricordo. Breve ma cogli l’essenziale dell’uomo; l’umanità.

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    • Gianni Scipione Rossi

      Giugno 13, 2023 at 4:45 pm

      Grazie. Ciao

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  • Walter

    Giugno 30, 2023 at 12:39 pm

    L’autore definisce Berlusconi “un grande uomo”. Mi rifugio nella definizione dell’aggettivo GRANDE fornito dalla Treccani: “che supera la misura ordinaria”.
    Ecco, sì, in questo senso Berlusconi è stato ” un grande uomo” perché ha superato ogni misura.
    Il guaio è che sarà arduo rientrare nelle misure ordinarie nella politica, nel senso civico, nell’etica …

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    • Gianni Scipione Rossi

      Giugno 30, 2023 at 1:12 pm

      Perdoni, ma quanto a etica in politica si potrebbe compilare un’enciclopedia. In ogni caso, il giudizio etico non mi interessa molto. Sul politico-imprenditore toccherà alla storia dire la sua. È presto per una disanima estranea alla passioni. Un cordiale saluto.

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