Ha rivinto, dunque, Kyriakos Mitsotakis. Era probabile ma non scontato. Ero in Grecia, venti giorni fa. E così mi aveva detto una fonte diplomatica italiana. I greci non sono abituati al voto ripetuto come gli israeliani. Dunque potevano non capire la mossa a sorpresa le leader di Nea Demokratia, che vinto aveva anche il 21 maggio, con il 40,79% dei voti, ma senza conquistare, per pochi seggi, la maggioranza assoluta in parlamento. Mitsotakis avrebbe potuto allearsi con l’estrema destra, ma ha deciso di rischiare. Ha puntato sulla nuova elettorale del 2020, che entrava in vigore non al primo ma al secondo turno successivo. Dalla legge elettorale puramente proporzionale, si è passati a un complicato sistema parzialmente maggioritario. Un rischio vero. A posteriori lo si capisce dall’affluenza alle urne, che dal 60% è calata al 52%. Correre ai seggi a fine giugno nella calura greca non è ha divertito nessuno. Ieri Nea Demokratia ha ottenuto il 40,6% e 158 deputati su 300. Ma poteva crollare.
Ci voleva coraggio e il capo del partito conservatore lo ha avuto. Mi aspettavo, francamente, sui quotidiani italiani – pur molto concentrati sulla crisi russa – un plauso. Invece, per fare un esempio, il “Corriere” sceglie di accompagnare alla cronaca una intervista a George Papandreou, leader del Pasok, il partito socialista ellenico da tempo in crisi per la nascita di Syriza, peraltro ancora in calo. Il Pasok ha semplicemente confermato il suo 11 virgola qualcosa di maggio. Papandreou si dice preoccupato per i conservatori al governo, e per i pochi seggi ottenuti da due partiti di estrema destra e da un partito che rappresenta la frangia più conservatrice della chiesa ortodossa. Non lo ha preoccupato la persistenza del partito comunista, che comunque ha ottenuto 20 seggi.
Forse Papandreou avrebbe preferito una Nea Demokratia – parte del Partito Popolare Europeo – ostaggio dell’estrema destra. Così, per poter gridare allo scandalo politico, al pericolo di un nuovo fascismo, alla nostalgia per il regime dei colonnelli, contro il quale combatté coraggiosamente il padre Andreas. Ma tutto ciò avrebbe un senso politico nel contesto greco e Pd europeo? Di più, avrebbe un senso storico?
Con tutto il rispetto, si tratta di cecità, di incapacità di accettare che i cittadini facciano libere scelte in favore di schieramenti di destra moderata. In Europa abbiamo molti problemi. Interni ai singoli Stati e comuni a tutti. Sarebbe meglio, per tutti, che le sinistre continentali si interrogassero seriamente sul perché non riescono più a rappresentare i cittadini, piuttosto che continuare a rimpiangere un passato “bello e perduto”. Anche di questo si nutre la democrazia occidentale alla quale teniamo.