I diari vanno sempre presi con le molle. Tutti. Anche quelli che l’autore non ha mai immaginato di pubblicare, e quindi si possono teoricamente considerare più veritieri. E lo sono senz’altro per quel che riguarda le sue considerazioni. Non è invece detto che lo siano per i fatti narrati. L’autore potrebbe non aver capito, o aver raccolto informazioni errate. Dunque, sotto il profilo storiografico, non vanno considerati come verità assolute. Sono testimonianze importanti, che tuttavia vanno confrontati con altre fonti. Dubitare sempre, questa dovrebbe essere la regola. Una regola che ho cercato di seguire curando la pubblicazione dei diari inediti di Attilio Tamaro [Attilio Tamaro: il diario di un italiano (1911-1949), Rubbettino 2021] e di Serafino Mazzolini [Mussolini e il diplomatico. La vita e i diari di Serafino Mazzolini, un monarchico a Salò, Rubbettino 2005].
In realtà neppure i documenti archivistici possono essere considerati verità. Anche la loro attendibilità è incerta, se si tratta di informative anonime e non di carte ufficiali.
Bene ha fatto quindi Federico Fubini a usare prudenza portando alla luce sul “Corriere della Sera” [Chi moltiplicò i partigiani. Un documento del 1945 sull’aumento dei resistenti comunisti a Roma e dintorni, 23 agosto 2023, p. 35] una informativa dattiloscritta individuata nel fondo del Ministero dell’Interno conservato all’Archivio Centrale dello Stato. Il testo è datato 19 settembre 1945 e non è firmato. Presidente del Consiglio e ministro dell’Interno nel governo che comprendeva tutti i partiti del Cln era Ferruccio Parri, leader del Partito d’Azione.
Nel documento anonimo si riferisce che «Alcuni giorni prima della liberazione di Roma [4 giugno 1944], il comitato centrale del Fronte Clandestino di Resistenza tenne una riunione dei capi delle varie bande partigiane». Pochi giorni prima della Liberazione, dunque, «ciascun capo presentò l’elenco dei propri iscritti. Venne quindi accertato che dei 7-8 mila partigiani organizzati ed aderenti ai vari partiti, 1.200 circa appartenevano al Partito comunista, oltre 3.000 alla Democrazia cristiana ed il resto al Partito d’azione, democratico del lavoro e liberale». L’elenco dei partigiani, assicura il documento, è disponibile presso l’«Ufficio patrioti» della Presidenza del Consiglio, diretto dal colonnello Siro Bernabò (poi sarà generale di Corpo d’Armata, comandante delle Forze terrestri della Nato per il Sud Europa). Il documento del settembre 1945 riferisce – riporta Fubini – che «Recentemente, in occasione del rilascio di brevetti, ricompense etc. si è venuti a conoscenza che la lista dei partigiani comunisti da 1.200 iscritti è salita a circa 14.000, mentre in quelle degli altri partiti ne figuravano alcune centinaia di meno. Questa nuova situazione sarebbe stata creata dall’Ufficio patrioti, il cui personale è pressoché totalmente comunista».
Nel documento si legge ancora che «All’alterazione pare vi sia stato il tacito assenso del colonnello Bernabò, il quale si sarebbe prestato alle manovre dei social-comunisti, particolarmente di Togliatti, i quali gli avrebbero fatto intendere che a lui sarebbe stata riservata un’importante carica nel nuovo ministero dell’Assistenza Post-Bellica».
Bernabò avrebbe dunque assecondato gli interessi politici di Togliatti e poi, per paradosso, sarebbe stato un esponente di spicco della Nato. È credibile? Oppure qualcuno, mentendo, ha voluto mettere in cattiva luce il colonnello per questioni di carriera? Tutto, naturalmente, è possibile. Soprattutto nel clima di guerra fredda che stava maturando.
Resta la questione dei numeri. Quanti erano i partigiani a Roma prima della Liberazione? E quanti di questi erano realmente comunisti? Cioè, in che misura i comunisti sono stati protagonisti della Resistenza a Roma? Sul piano storiografico questo è il vero interrogativo, che conferma l’ambiguità dominante in quel tempo di sofferenza diffusa, che ho cercato di descrivere nel mio ultimo lavoro – Ladri di biciclette. L’Italia occupata, la guerra civile 1943-1945, la memoria riluttante– anche tenendo conto del diario di Attilio Tamaro. Che va preso con le pinze, come il documento segnalato da Fubini. Ma entrambi non possono essere trattati di per sé semplicemente come falsi o ininfluenti.
Il 27 giugno 1944 Tamaro annota che a Roma si scoprivano «alcuni fiduciari dei partiti del C.L.N., che vendevano al prezzo di migliaia di lire tessere di appartenenza alle bande e ai gruppi del cosiddetto fronte clandestino della resistenza: col quale mercato parecchi fascistoni si sono comprati la verginità politica». Il 3 settembre 1944 aggiunge: «Si constata a Roma una vera inflazione di falsi partigiani e “patriotti”, che hanno comprato tessere certificati e diplomi. Gli autentici partigiani protestano e propongono inchieste, ma l’inflazione dei furbi ingrossa e il mondo ha sempre appartenuto a loro».
Chi vendeva, o regalava, o attribuiva magari a ignari «brevetti, ricompense, etc.»? Lo storico e diplomatico triestino Tamaro, ormai anziano e deluso da tutto, pensa tristemente alla “furbizia” atavica di un popolo privo etica. Ma, forse, accanto a questo, c’era qualcosa di più. E il documento ritrovato ci può aiutare a capire meglio la storia di quegli anni oscuri. Anche per rispetto ai partigiani veri.
4 comments
Cesare Manfroni
Agosto 23, 2023 at 5:24 pm
Quando arriveremo alla veritá ?
Purtroppo anche negli archivi più reconditi hanno scorrazzato manipolatori piú o meno “prezzolati” che hanno distrutto o creato ad arte documentazione atta a testimoniare fatti, comportamenti, etc.
Ben vengano , pertanto, questi “coraggiosi ” tentativi ” chiarificatori bollati dai soliti noti come revisionismo da condannare !
E tu, caro Gianni, vai particolarmente apprezzato per questa meritoria opera di ricerca e di divulgazione ” considerata “blasfema” da una minoranza di “storici di comodo” e non solo in parte “pentiti per convenienza ” come hai ben dimostrato con i tuoi scritti .
Purtroppo è proprio vero che per tanti decenni una cultura egemone di una ristretta cerchia di persone ben individuabili ha dominato in questo strano Paese con la complicità di partiti , movimenti , giornalisti , etc. che si sono appropriati del potere esclusivo odi narrare la storia secondo i loro interessi favorendo la crescita del “pensiero unico ” e la demonizzazione di chi non lo condivideva .
Mi auguro che ora , grazie ad intellettuali veri come te sia iniziato il girone di ritorno ! 👏👏👏
Gianni Scipione Rossi
Agosto 23, 2023 at 5:55 pm
Caro Cesare, in verità questo pezzo del Corriere mi ha sorpreso. È curioso che l’autore non spieghi chi ha trovato il documento. Comunque lo giudico un buon segnale. Chissà che non si cominci a poter raccontare tutto. Senza acrimonia. Ormai è solo storia.
Un abbraccio
Cesare
Agosto 23, 2023 at 6:39 pm
Anche io sono sorpreso e non so come interpretare questo segnale, ma comunque benvenuto.
È per questo che ho parlato di auspicabile “girone di ritorno” !
Il tuo merito, carissimo Gianni, è comunque quello di aver segnalato l’articolo di Fubini a chi non lo avesse letto e di averlo commentato come meglio non sarebbe stato possibile .
Ora il “tarlo” del dubbio sulla attendibilità di certe ricostruzioni contorte, è un eufemismo, fatte in passato potrebbe fare breccia .
E non è poco considerate le narrazioni precedenti; si tratta di resipiscenza ? di sensi di colpa ? di clima cambiato ? o di che altro? non lo so ma certamente è una svolta anche se timida !……
Staremo a vedere , anzi a sperare di leggere ……!
Gianni Scipione Rossi
Agosto 23, 2023 at 7:01 pm
Non saprei. Aspetto di vedere eventuali reazioni e il loro tenore.