L’inchiesta è in corso, com’è giusto che sia. Stando alle cronache sembra che i poliziotti abbiano esagerato nel fronteggiare, a Pisa, una manifestazione ProPal non autorizzata. Cioè, di fatto, una manifestazione contro Israele. Sono stati usati i manganelli e alcuni ragazzi sono stati colpiti. Immagini non belle, in verità. E il presidente della Repubblica Mattarella lo ha sottolineato al ministro dell’Interno Piantedosi, ufficializzando la sua presa di posizione con una nota del Quirinale. <Il presidente della Repubblica – si legge – ha fatto presente al ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento>.
Non poteva che nascerne un dibattito politico. Indignazione, difesa delle forze dell’ordine, distinguo… Tutto molto scontato. Intanto, l’inchiesta è in corso. Si vedrà se la polizia ha sbagliato. La madre di una studentessa ha parlato di <aggressività inaudita>, e si è detta <sicura che gli studenti erano disarmati, lo dimostrano i video, avevano solo gli zainetti>.
Che cosa pensare? Così, di primo acchito, mi è tornata in mente la lunghissima poesia che Pier Paolo Pasolini pubblicò sulla rivista “Nuovi Argomenti” nel giugno del 1968. Una riflessione su quella che viene ricordata come “battaglia di Valle Giulia”, cioè lo scontro del primo marzo tra la Celere e i manifestanti, che cercavano di “riconquistare” la facoltà di Architettura di Roma dopo lo sgombero degli occupanti. Pasolini intervenne in un dibattito interno alla sinistra dell’epoca. <Avete – scrisse – lo stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo!) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori e sicuri: prerogative piccolo-borghesi, amici. Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano>.
Il mondo è cambiato, si dirà, 56 anni dopo. L’Italia non è più la stessa, d’accordo. Quella poesia appartiene solo alla storia. E’ vero, in parte. I poliziotti, ancora oggi, salvo rari casi, non sono figli della borghesia. Mentre lo sono gli studenti di Pisa.
L’essere “figli di poveri” non giustifica l’eventuale “aggressività inaudita” di un poliziotto, né di chiunque. Ma fare il poliziotto e’ un lavoro, duro, faticoso, rischioso, che serve a proteggere i cittadini. E magari, tra quei poliziotti di Pisa, ce n’è pure qualcuno che non sopporta Israele, come i manifestanti. Ma lui non lo può dire. Serve lo Stato, a prescindere da simpatie e antipatie. Il suo compito è impedire che si violino le leggi. Esegue le disposizioni della catena di comando. E rischia anche di essere considerato un nemico, un violento.
L’inchiesta stabilirà chi ha sbagliato. E chi ha sbagliato sarà punito. Ed è evidente che i manganelli possono esprime il fallimento dell’opera di tutela dell’ordine pubblico e del diritto di esprime opinioni, secondo le regole, e del diritto dei cittadini di vivere in pace.
Tuttavia, a prescindere da eventuali responsabilità, i fatti di Pisa, ma anche di Firenze, di Milano, di Napoli, ecc. devono farci riflettere. Perché quei bravi ragazzi che inneggiano alla Palestina libera, in piazza non sono scesi dopo il 7 ottobre 2023, quando Hamas, attaccando Israele, fece mattanza di giovani che ballavano. Quei bravi ragazzi che lamentano un paio di manganellate dov’erano mentre si compiva la strage? Se allora fossero scesi in piazza, sarebbero legittimati a criticare la controffensiva israeliana, che può apparire sproporzionata. Ma l’8 ottobre, e nei giorni seguenti, dov’erano? E di che cosa parlavano nei loro licei? E che cosa spiegavano i loro professori, che poi sono spesso anche i loro genitori?
Quei bravi ragazzi, quei bravi professori si sono accorti dell’antisemitismo che riemerge? Sono consapevoli di chi è stato aggredito? Sono coscienti che gridare Palestina libera così, senza chiarire che significa, vuol dire sostenere chi ritiene che Israele debba scomparire?
Esagero? Non credo. Dopo la mattanza, in Italia, ci sono state più di mille manifestazioni anti-israeliane. In difesa di Israele se ne contano un decina. Autorizzate, pacifiche, e protette dalle forze dell’ordine, perché il rischio di aggressioni era elevato. E ne sono diretto testimone. Poliziotti, carabinieri, soldati, mi hanno garantito la libertà di esprimere pubblicamente il mio pensiero. È inquietante che temessero contestazioni e assalti. Eppure era ed è così.
Allora, per carità, meno manganelli. Vogliono manifestare invece di capire, di approfondire? Liberi di farlo, seguendo però le regole che valgono per tutti. Io vorrei essere certo, tuttavia, che la prossima volta che scenderò in piazza per sostenere Israele, consapevole che la prospettiva dei due popoli e due Stati sia l’unica corretta, non avrò bisogno di protezione.
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Meno manganelli, ma anche meno antisemitismo: più di mille manifestazioni contro Israele sono troppe