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“M” in versione noir

Gennaio 11, 20250

Mi ci sono messo d’impegno. Contrario alla trasformazione della storia in romanzo, ancor più lo sono per la sua riduzione in film o fiction, faccio qualche eccezione per le biografie. Ma rimango spesso deluso. Possono essere un grande spettacolo, ma mi chiedo sempre se quello spettacolo sia percepito come tale da chi lo guarda o come verità storica. Non mi è piaciuto, per esempio, il Napoleon di Ridley Scott (2023). Ho invece apprezzato Oppenheimer di Christopher Nolan (2023), per quanto qualcuno lo abbia criticato per il marginale ruolo ritagliato per Enrico Fermi. A me è sembrato un dettaglio.

Mi ci sono tuttavia messo d’impegno per vedere su Sky i primi episodi di M – Il figlio del secolo, riduzione televisiva del romanzone a puntate di Antonio Scurati, che a suo tempo ho scorso e presto archiviato. Il regista Joe Wright ha fatto un buon lavoro, che ha appassionato, tra tv satellitare e on demand, una media di 961.000 persone. Non poche. Resta il problema di come quegli spettatori abbiano percepito Benito Amilcare Andrea Mussolini. Un matto? Un delinquente? Un ignorante? Un socialista massimalista impaziente restato tale per tutta la vita? Solo un invidioso di Gabriele d’Annunzio che occupa Fiume? Un maniaco sessuale? Mi viene il dubbio che, presentato come una personalità sulfurea e psicopatica, possa anche piacere, così ottenendo l’effetto contrario a quello voluto da Scurati. Luca Marinelli/Mussolini e’ bravo a interpretare il matto. Il resto, francamente, è solo spettacolo noir

Concordo con il giudizio del critico televisivo del “Corriere della Sera” Aldo Grasso: “Mussolini sembra uscito da un quadro espressionista, tratteggiato con pennellate vorticose, ondeggianti, illuminato da una luce che fatica a uscire dalle tenebre preferendo il contrasto, come avvisaglia di una sensazione di angoscia onnipresente: la brama di potere non si fonda sulla forza, ma sulla debolezza”. Non concordo sulla “accuratezza storica”, sempre difficile in una fiction. Ed è proprio l’impossibilità di tale accuratezza che mi impedisce di amare la storia romanzata e, ancora di più, la sua traduzione in immagini. Ci vuole del genio, che manca in Scurati e negli sceneggiatori. Per dirne una, Il discorso del Re di Tom Hooper (2010) su Giorgio VI, pur esagerando il difficile carattere di Winston Churchill, è un grande film fedele alla storia. Ma la figura di Mussolini e’ ben più complessa di quella del sovrano inglese balbuziente e riluttante al trono.

D’altra parte lo stesso Grasso ritiene che l fiction sia in fondo “il racconto in otto puntate di una tragedia che continua ancora oggi, sotto altre forme”. E così si rimane inchiodati al fascismo eterno, l’Ur-Fascismo di Umberto Eco. Che poco c’entra con il fascismo della dittatura mussoliniana implosa nel 1943. Con il suo criterio tutto è stato, è e sarà fascismo in questo mondo. E la storia non serve a niente. “Guardatevi attorno, siamo ancora tra voi”, avverte il Mussolini secondo Scurati. Contento lui, per carità. Ma ne deriva l’incapacità di capire il presente e di pensare al futuro.

Al di là del Grasso pensiero, mi hanno intrigato le poche righe di Mariarosa Mancuso su “Il Foglio” di oggi: “Finalmente. Così se ne parlerà a ragion veduta. Senza fidarsi dei comunicati stampa, di chi ha visto qualche episodio alla Mostra di Venezia, di chi ha letto la saga di Antonio Scurati e non vede l’ora di dire: “Era meglio il libro”. A parità di disinteresse per chi scrive – confesso, sono vissuta in Svizzera, e dai memoriali che uscivano su Gente e Oggi ai dibatti sull’oro di Dongo, Benito Mussolini non mi appassiona – e’ sicuramente meglio la serie. Il regista Joe Wright gira con più perizia di quanto Antonio Scurati scriva – e abbia mai scritto – con pathos e aggettivi che fluttuano e si posano qua e là”.

Meno fluttuazioni e più storia seria, mi viene comunque da auspicare. Un esempio banale? Barbara Chicchiarelli interpreta Margherita Sarfatti. Lasciamo stare il sesso pecoreccio. Margherita secondo Barbara (e secondo il regista) parla un italiano con cadenza milanese. Pur essendosi trasferitasi a Milano con il marito a 22 anni, nel 1902, era nata a Venezia da Amedeo Grassini, veneziano, e da Emma Levi, triestina. Suvvia…

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