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Il “rossobrunismo” e le sue radici

Febbraio 21, 20250

La portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova sembra essersi placata. Le sortite trumpiane sul futuro dell’Ucraina a Mosca sono passate passate in primo piano. È comprensibile. Quindi niente più attacchi al presidente Sergio Mattarella per il suo intervento del 5 febbraio scorso all’Università di Aix-Marseille, che lo ha onorato di una laurea Honoris causa. E in effetti quella di Mattarella è stata una lectio magistralis, storicamente perfetta sull’Europa del Novecento, con qualche riferimento all’attualità.
Ha indispettito Mosca il passaggio in cui ha sottolineato come, dall’inizio degli anni Trenta, segnati dalla grande depressione del 1929, <<Fenomeni di carattere autoritario presero il  sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto – anziché di cooperazione – pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura>>. 

Di questo si tratta, anche se Trump sostiene il contrario, invertendo i ruoli di aggressore e aggredito. L’accenno al Terzo Reich hitleriano è stato interpretato come se vi fosse un’analogia, quasi una identità, tra le figure di Hitler e Stalin. La Russia odierna considera sacra la vittoria dell’URSS nella seconda guerra mondiale. E va riconosciuto il contributo di sangue dei russi sovietici nella sconfitta dell’Hitler aggressore, peraltro sostenuto da Mussolini in una guerra che gli italiani, nella loro stragrande maggioranza, non volevano.

Mattarella si è spinto troppo oltre, come a bassa voce hanno obiettato i variegati ambienti filo putiniani di casa nostra? Poteva evitare quel passaggio? Sarebbe stata un’omissione curiosa, in un contesto dí studiosi. Giusta la diplomazia. Ma la storia non può essere cambiata. Mattarella avrebbe potuto dire molto di più, magari ricordando il patto Molotov-Ribbentrop. Il 23 agosto del 1939, a Mosca, il ministro degli Esteri sovietico Vjačeslav Michajlovič Molotov e il ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop, su mandato di Stalin e Hitler, firmarono il trattato di non aggressione tedesco-sovietico

Vale la pena di rileggerlo. <<Il governo del Reich e il governo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, guidati dal desiderio di consolidare la causa della pace fra la Germania e l’URSS e sulla base delle disposizioni fondamentali del Trattato di neutralità stipulato nell’aprile del 1926 fra la Germania e l’URSS, hanno raggiunto il seguente accordo:

Art. I, Entrambe le parti contraenti si impegnano ad astenersi da ogni atto violento, da ogni azione aggressiva e da ogni attacco l’una nei confronti dell’altra, sia individualmente sia in concorso con altre potenze; Art. II, Se una delle parti contraenti dovesse diventare oggetto di azioni militari da parte di una terza potenza, l’altra parte contraente non darà in alcuna forma il proprio sostegno a questa terza potenza; Art. III, I governi delle due parti contraenti rimarranno in futuro costantemente in contatto a scopo di consultazione, per informarsi reciprocamente su questioni di comune interesse: Art. IV, Nessuna delle due parti contraenti aderirà a qualunque schieramento di potenze rivolto direttamente o indirettamente contro l’altra parte; Art. V, In caso di controversie o conflitti fra le parti contraenti su questioni di qualunque natura, entrambe le parti risolveranno tali controversie o conflitti ricorrendo esclusivamente a un amichevole scambio di opinioni o, se necessario, istituendo commissioni di conciliazione; Art. VI, Il presente trattato si intende concluso per una durata di dieci anni con la condizione che, se una delle parti contraenti non lo disdice un anno prima di tale scadenza, il periodo di validità di questo trattato è da considerarsi automaticamente prolungato di ulteriori cinque anni; Art. VII, Il presente trattato deve essere ratificato nel più breve tempo possibile. I documenti relativi alla ratifica devono essere scambiati a Berlino. Il trattato entra in vigore all’atto della firma>>.

In allegato al patto gli accordi <<strettamente confidenziali>>: <<Nel caso di una riorganizzazione politico-territoriale nei territori appartenenti agli Stati baltici (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania), la frontiera settentrionale della Lituania costituirà anche il confine fra le sfere di interesse della Germania e dell’URSS. Qui l’interesse della Lituania alla regione di Vilna viene riconosciuto da entrambe le parti; Nel caso di una riorganizzazione politico-territoriale dei territori che appartengono allo Stato polacco, le sfere di interesse della Germania e dell’URSS saranno approssimativamente delimitate dal corso dei fiumi Narew, Vistola e San. Se risponda agli interessi delle due parti conservare uno stato polacco indipendente e quali debbano essere i confini di tale stato è questione che può essere chiarita definitivamente solo alla luce di ulteriori sviluppi politici. In ogni caso i due governi risolveranno tale questione mediante un’intesa amichevole; Per quanto concerne l’Europa sud-orientale, la parte sovietica sottolinea il proprio interesse per la Bessarabia. Da parte tedesca viene dichiarato il completo disinteresse politico per questi territori>>.

In sostanza Hitler e Stalin si spartivano i paesi baltici e la Polonia. L’URSS si annetteva la Bessarabia, un po’ più grande dell’attuale Moldavia, tornando ai confini dell’Impero zarista. Il patto fu rispettato nei primi due anni della seconda guerra mondiale, con Hitler, privo di problemi a Est, libero di aggredire a Ovest e a Sud. Cessò, di fatto, il 22 giugno 1941, quando Hitler scatenò l’operazione Barbarossa, tradendo il semi-alleato sovietico. Il delirio di onnipotenza di Hitler ha portato al disastro che conosciamo. Abbiamo perso tutti. Anche paesi dell’Europa orientale destinati, a Yalta, a vivere colonizzati dall’Unione Sovietica.

Può stupire il patto del 1939? Fino a un certo punto. Forse, piuttosto, stupisce il voltafaccia di Hitler verso Stalin. Se l’Italia aveva riconosciuto l’URSS nel 1924, la tedesca Repubblica di Weimar, come ricorda il patto, l’aveva riconosciuta nel 1926, e l’avvento di Hitler nel 1933 non modificò i rapporti tra tedeschi e sovietici. Strano? Meno di quanto si creda. Il sovietismo e il nazionalsocialismo erano meno distanti, ideologicamente, di quanto abitualmente si pensa. L’uno teoricamente dittatura del proletariato, con al vertice il segretario generale del Partito comunista, di fatto un dittatore assoluto. L’altro guidato da un partito che non per caso si chiamava “nazionalsocialista deilavoratori tedeschi”, con al vertice un Führer (guida) altrettanto dittatore assoluto, sia pure con un profilo quasi teologico che a quello comunista mancava. Entrambe le dittature dichiaravano di essere legittimate dal popolo e di agire per gli interessi del popolo.

È una esagerazione? Non proprio. E tanto si è scritto su questo tema. Comunque fu questa la percezione di un testimone dell’epoca. Il diplomatico triestino Attilio Tamaro è nel 1929 console italiano ad Amburgo e vede crescere il movimento delle croci uncinate.
Il
21 giugno Tamaro annota nel suo diario: <<Quali ragioni psicologiche favoriscono in questa parte della Germania la propaganda di quelli che chiamano i nazi? Il trattato di Versailles, la disoccupazione e il fallimento della politica di Stresemann. Chissà se qualcuno scrivendo un giorno la storia dei nazi ricorderà di citare un disegno apparso il I maggio nell’“Angriff” e questi giorni su altri periodici hackenkreuzleriani [seguaci della svastica], nel quale sotto il titolo “il giorno del riconoscimento – l’inizio del terzo Reich” (der Tag des Erkennens – der Anbruch des Dritten Reiches) si vedono un comunista e un nazista che si riconoscono eguali “fratelli di un popolo” e si stringono la mano?>>.
Der Angriff” era il giornale del partito nazista, fondato da Goebbels nel 1927 e pubblicato fino al 1945. In fondo la stretta di mano tra Molotov e Ribbentrop di dieci anni dopo conferma l’auspicio di Goebbels. Poteva essere il bacio della morte. Lo fu per Hitler. Quella ipotetica fratellanza durò solo due anni. Ma ha a distrutto popoli. E il “rossobrunismo”, in varie forme, in ambienti solo formalmente diversi, nonostante le sue radici, circola indisturbato tra noi. I leader mondiali farebbero bene a non dimenticarlo, al di là delle cerimonie che inevitabilmente si terranno il 7 maggio prossimo, a ottant’anni dalla capitolazione tedesca, e anche il 2 settembre, giorno di quella giapponese, che segnò la fine definitiva della seconda guerra mondiale.

 

Pubblicato anche su “The Social Post”:

https://www.thesocialpost.it/2025/02/21/con-trump-che-assolve-putin-torna-di-moda-il-rossobrunismo-ecco-le-sue-radici/

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